domenica 30 maggio 2010

Sei forte papà! - con Cd (Gianni Morandi - Nicoletta Costa)

Non è una fiaba. Non è un racconto. Non è un fumetto ne’ una filastrocca. Non è una raccolta di barzellette ne’ un libro di ricette… Sei forte papà è un libro molto singolare. Molto diverso da tutti gli altri a cui i miei bimbi sono stati fino ad ora abituati.

E’ un libro che abbiamo (io, insieme ai miei piccoletti) comprato in occasione della festa del papà e, dopo aver dato un’occhiatina al suo interno, lo abbiamo lasciato sotto al piatto di mio marito per fargli una sorpresa.
Sorpresa ben riuscita perché tutto si aspettava meno che un libro che fosse, sì, dedicato a lui, ma che i bimbi chiedevano proprio a lui di leggere insieme.
Si tratta di un libro di grande formato ma piuttosto sottile. Con copertina in cartoncino rigido, ottimamente rilegato, con immagini che sono subito piaciute ai miei bimbi e che fanno subito riconoscere la penna da cui sono state create: quella di Nicoletta Costa, un’illustratrice piuttosto familiare per noi, creatrice di tanti personaggi che ai miei bimbi piacciono molto.

Ma se non è una fiaba, un racconto, un fumetto ne’ una filastrocca, allora cos’è questo libro?
Si tratta di una canzone che prende vita grazie alle immagini. Il testo altro non è se non la canzone Sei forte papà di Gianni Morandi. Una canzone che avevo quasi dimenticato ed archiviato da tempo nella mia mente, del tutto sconosciuta ai miei bimbi ma che è diventata fortemente attuale nelle ultime settimane, in casa mia.

Ha delle particolarità che lo rendono diverso.
Intanto il formato: 22,5 x 27. Grande, soprattutto per manine che sono abituate a destreggiarsi con libri più piccini e maneggevoli. Però ha il suo fascino pur nella sua minore praticità. Un fascino che arriva dalla copertina rigida e colorata, dalle pagine interamente colorate perché i disegni sono realizzati a tutta pagina e a doppia pagina. Ma che arriva anche dal fatto che è il testo, scritto in caratteri piuttosto grandi, è breve e sembra quasi accompagnare le immagini, non viceversa (come di solito accade).
Il testo. Non il testo di una storia qualunque ma di una storia particolare: quella che Gianni Morandi cantava nel 1976 accompagnato da voci di bambini, per raccontare una singolare domenica di un papà assieme ai suoi bimbi. Una canzone che accompagna la lettura visto che è presente anche un cd in cui è incisa la versione originale della canzone di Gianni Morandi in questione. Testo che non è distribuito su spazi bianchi delle pagine ma che vanno quasi sempre a finire su un fondo colorato, o sopra a delle figure o, comunque, a degli spazi non bianchi. A volte sono i caratteri classici, neri su fondo chiaro ma non mancano nemmeno caratteri bianchi su fondo scuro, come nel caso del testo che va a finire su un ombrello blu.
Più che leggere la storia, i bimbi seguono le immagini e ascoltano la canzone. Riescono a seguire pagina dopo pagina l’intero testo visto che i disegni sono molto chiari e molto attinenti a ciò che la voce di Gianni Morandi racconta. Ed anche quando chiedono a noi di leggere la storia, non la si legge ma la si canta perché i versi cantati seguendo il ritmo della canzone hanno un sapore diverso da quello di versi letti a mo’ di semplice lettura. Cantando la canzone è tutta un’altra cosa.
Il cd è inserito nell’ultima pagina, sul retro dell’ultima di copertina, all’interno di una custodia di plastica che è aperta in alto, chiusa solo da un adesivo che altro non è se non il sigillo Siae (quello argentato con gli stemmi originali Siae) che ne attesta l’originalità. Eh si, perché si tratta proprio della versione originale della canzone di Gianni Morandi, cantata dalla sua voce e non un remake moderno di quello che è stato. E’ la versione originale originale.

Le immagini sono in perfetto stile Nicoletta Costa. Immagini semplici, tratti nitidi, frutto quasi della penna e della fantasia di un bambino. Vengono usati molti colori, si lascia che le immagini spazino libere sulle pagine dando loro il massimo sfogo in termini di dimensioni. Personaggi sempre sorridenti e positivi, animali simpatici e anch’essi sorridenti. E sono anche facili da ridisegnare, cosa che alla mia bimba piace molto fare. E le da soddisfazione avere a che fare con immagini così, che le permettono di essere piuttosto fedele all’originale visto che l’originale è già di per se piuttosto semplice.
Si tratta di un libro che ho preso in edicola in allegato ad un settimanale per un costo di 9.90 euro. Il settimanale non m'interessava proprio. E' stato l'allegato a catturare la mia attenzione. Non avevo mai visto un libro così ed ho voluto informarmi meglio circa la reperibilità. In edicola ne erano già usciti altri, di questa stessa collana, con altre canzoncine annesse in cd ed altre erano le uscite previste. Però ho trovato la disponibilità di tutta la collana in una libreria on line dove il prezzo era più basso di un euro rispetto a quello dell’edicola.
Qualche esempio degli altri titoli (e delle altre canzoncine)?
Il coccodrillo come fa, Le tagliatelle di nonna Pina, Nella vecchia fattoria, Il caffè della Peppina, 44 gatti, Viva la mamma (con la canzone di Edoardo Bennato). In edicola c’era a disposizione anche Per te (con la canzone di Jovanotti).
A differenza di altre canzoncine più comuni e già note ai miei bimbi – quelle dello Zecchino d’Oro, tanto per capirci – nel caso di Sei forte papà è stata una novità assoluta per loro visto che non avevano mai sentito questa canzone. Temevo che non l’avrebbero apprezzata perché un po’ fuori dai canoni delle canzoncine dello Zecchino d’Oro o di quelle propriamente per bambini. Ma mi sbagliavo.
Non solo l’hanno memorizzata in fretta, ma chiedono spesso di ascoltare la canzone per coccolarsi ed addormentarsi e… funziona! Non che sia noiosa. Non è una canzone noiosa. E’ melodica al punto giusto ed evidentemente li rilassa.

Sulla copertina, così come all’interno, sono riportati i marchi di due case editrici. Sulle prime non l’ho notato poi, però, dando uno sguardo più attento mi sono resa conto che sono indicate la casa editrice Gallucci (che onestamente non conoscevo) e la Mondadori.
Si tratta di un libro stampato in origine dalla casa editrice Carlo Gallucci Editore nel 2008, assieme ad una serie di altri libri simili, sempre con Cd. Ristampata poi come edizione speciale nel 2010 da Arnoldo Mondadori Editore su licenza di Carlo Gallucci Editore srl. Svelato l’arcano. Credo che sia comunque una ristampa fedele all’originale in tutto e per tutto. Vi si dovrebbe differenziare solo per i riferimenti alla Mondadori Editore, nulla più. Forse il bollino che compare in alto a destra, in cui c'è scritto che nel cd c'è la canzone originale, nell'altra edizione è stampato in un altro punto, se non sbaglio.
Il cd contiene solo la canzone che dà il nome al libro e dura poco più di tre minuti e mezzo. Una canzone particolare, quella che cantò Gianni Morandi all’epoca dell’uscita di questo pezzo. Un Gianni Morandi lanciato nel mondo della musica da canzoni d’amore come Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte o In ginocchio da te. Giorgio Zambrini scrisse la melodia, Stefano Jurgens le parole: ne uscì fuori una canzone che sembrava una via di mezzo tra il gioco e la sfida all’intero mondo della musica. Un testo che non parlava d’amore ma un vero atto d’amore nei confronti degli animali, espresso dagli occhi e dalla semplicità di un bambino ma, allo stesso tempo, un profondo atto d’amore nei confronti di suo padre. Fu ancora un gran successo. Con questo libro e con questo cd si aiutano i bambini di oggi a conoscere ed apprezzare le canzoni dei loro genitori. All’epoca di Sei forte papà ero una bimba anche io…

Una brevissima biografia (ed una foto da giovanissimo) di Gianni Morandi è riportata sull’ultima di copertina accanto a quella di Nicoletta Costa che ha il merito di aver dato un tocco di originalità e di aver veicolato al meglio le parole grazie alle sue immagini. Amante dei gatti anche lei, li ritrae con estremo affetto dando loro un tocco di simpatia in più.

Sull’ultima di copertina, sotto alle brevi biografie di Morandi e Costa, è stampato un simbolo che indica “opera originale” ma anche un suggerimento ai lettori: consigliato dai 3 ai 99 anni!
Trovo che sia un bel libro. Particolare ma ben concepito. Se proprio vogliamo sconsigliarlo a qualcuno, trovo che non sia adatto a chi si aspetti di leggere una storia "canonica". Consigliatissimo, invece, a chi sia ben disposto nei confronti di una piccola storia d'amore, l'amore che lega due bambini al loro papà, con il loro modo semplice e autentico di amare.
***
Sei forte papà! (con cd)
Gianni Morandi - Nicoletta Costa
Gallucci Editore (Mondadori Editore su licenza Gallucci)
9.90 euro

martedì 25 maggio 2010

Invisibile (Paul Auster)

La prima cosa che mi ha colpita di questo libro è stato lo stile di scrittura impreciso nell’uso della punteggiatura. Niente virgolette quando viene proposto un dialogo, un discorso diretto. Nessun trattino che faccia capire che parla un nuovo interlocutore. Niente di niente.

Uno stile di scrittura che ho considerato approssimativo e poco gradevole visto che il lettore de sforzarsi di capire non solo il senso di quello che stava leggendo ma anche la struttura del dialogo, del racconto in se.
Solo andando avanti con la lettura ho capito. Ed ora, a libro finito, posso dirlo senza più dubbi: un bel libro, ben architettato, ben pensato, efficace e capace di stimolare il lettore non solo grazie alla storia ma anche al modo in cui viene proposta. Un libro che sto ancora cercando di decifrare in alcuni punti e che mi è piaciuto anche per questo.

E pensare che l'amica che me lo ha prestato - dopo averlo letto lei - me l’aveva lasciato facendo una smorfia che mi aveva fatto capire che non le fosse piaciuto un granché. Forse questo, all’inizio, mi ha influenzata ed ha contribuito ad un approccio un po’ distaccato da parte mia alla lettura.
Andando avanti, una pagina dopo l’altra, però, ho apprezzato un libro che mi resta misterioso nel titolo ed in qualche altro dettaglio.
Invisibile.
Un titolo che non riesco ad inquadrare bene nel contesto del romanzo e che magari riuscirò a mettere a fuoco tra un po’, a freddo. Ho finito di leggerlo da qualche giorno e magari deve ancora “sedimentare” per poter essere capito appieno.
Adam Walker è un giovane studente della Columbia University. La sua è una vita tranquilla. Ama leggere ma soprattutto ama scrivere. Qualunque cosa. E quando incontra per caso Rudolf Born e la sua donna, Margot, gli sembra di essersi imbattuto in una fortuna troppo grande per lui: questi due perfetti sconosciuti gli propongono un accordo per la pubblicazione di una rivista letteraria nella quale il giovane Walker avrà carta bianca. Rudolf finanzierà il progetto, Adam ne sarà responsabile in termini pratici e di contenuti.
La realizzazione di un sogno. Una fortuna sfacciata. Una svolta alla propria vita verso quella direzione che più gli sembra congeniale.
Una svolta alla vita di Adam lo sarà davvero, ma non nel senso in cui spera.
Il giovane si troverà coinvolto in situazioni più grandi di lui che lo segneranno per sempre.
Vivrà una storia di passione con Margot. Margot l’enigmatica, silenziosa compagna di Rudolf. Margot che ben presto resterà sola e che ritroverà Adam solo tempo dopo.
Ed assisterà ad un delitto davanti al quale si sentirà impotente, quasi codardo, sopito e stupido da tanta gratuita violenza messa a segno proprio da colui che avrebbe dovuto essere il suo benefattore. Avrebbe dovuto, perché da quel momento in avanti non vorrà più saperne di lui. Niente più rivista. Niente di niente.
L’idea di liberarsi di Born, però, sarà solo un’illusione visto che tornerà prepotentemente nella sua vita in un momento in cui Adam non era preparato ad affrontarlo.

Born è il personaggio chiave. Misterioso, dalla strana personalità, capace di un’improvvisa benevolenza quanto di una ferocia inaspettata. Un uomo apparentemente equilibrato ma nel suo intimo depositario di chissà quali e quanti segreti. Un uomo dal grande cuore ma capace di stare in bilico in ogni momento su di un filo di menzogne.
Non aggiungo nulla della storia di questo giovane perché va gustata. Aggiungo, però, un accenno al perché di quello stile così bizzarro e sgrammaticato all’inizio… Si trattava di appunti. Appunti che Adam Walker, in fin di vita per una grave malattia, ha inviato ad un vecchio amico di scuola. Quel Jim a cui, Adam oramai sessantenne e sul punto di morire, consegna le sue memorie, la storia di una vita fatta di sensi di colpa, di rimpianti, di azioni non compiute e di tentativi di vendetta “trasversale”.

Un libro scritto in un modo molto particolare, dall’inizio alla fine. Che mi ha stupita in più passaggi anche se all’inizio credevo fosse un po’ noioso, poco interessante. Una sensazione iniziale dovuta un po’ al fastidio per quel modo di scrivere così approssimativo un po’ per un lento condurre il lettore dentro una storia che mi sembrava troppo lineare per poter essere interessante. Non riuscivo proprio a capire cosa ci fosse di così particolare da meritare di essere raccontato in 223 pagine.
Il mio interrogativo non ha più avuto modo di esistere andando avanti con la lettura.
La breve trama che viene accennata sulla bandella della copertina è solo una piccola parte di ciò che si leggerà nel libro. La storia di fondo, questo è vero, ma ci saranno degli interessanti risvolti che mi hanno indotta a leggere con bramosia dalla seconda parte in avanti (perché la prima parte, come accennavo sopra, mi sembrava un po’ troppo normale e poco accattivante). Quella storia che si narra, in breve, sulla bandella della coperinta è ciò che depista maggiormente il lettore, secondo me. Perchè parte con uno svantaggio: quello di essere già convinto di sapere cosa andrà a leggere. E sta proprio qui la meraviglia maggiore: quando si scopre che quella piccola parte della storia era solo una specie di esca.
Il libro costa 17.50 euro. Non è certo una versione economica. Ha una copertina rigida con sovra copertina bianca che pone, al centro, una foto in bianco e nero. Ho fatto fatica anche ad inquadrare la foto nell’ambito della storia, un po’ come il titolo, che mi hanno depistata un po’. Al termine della lettura mi sono resa conto che ne’ il titolo ne’ quell’immagine sono capaci di dare il minimo indizio in merito al tipo di storia che ci si accinge a leggere.

Non è una storia d’amore anche se non mancano accenni a rapporti sentimentali.
Ad un certo punto Alan racconta anche di un rapporto incestuoso con sua sorella, vissuto con passione da parte di entrambi, raccontato come uno dei periodi più belli della sua vita. Anche a questo proposito, però, c’è da aspettarsi qualche sorpresa.
Non è un giallo. Non è un thriller. Non è un racconto storico. Non è un diario. O, almeno, non solo questo.
E' un romanzo che si lascia decifrare pian piano.
Alan parla in prima persona all’inizio. Racconta di se, di un periodo particolare della sua vita. Poi in seconda persona. Poi in terza persona nella parte finale. Protagonista è sempre lui ma non solo. Il centro del romanzo, il cuore della storia si sposta... Una scrittura movimentata, “viva”, non di quelle riviste e corrette alla perfezione. E per questo capace di trasmettere un’immediatezza tale da coinvolgere il lettore. Anche grazie a delle imperfezioni grammaticali, quelle che solo andando avanti con la lettura ci si potrà spiegare.

Se consiglio questa lettura? Io direi proprio di si. Consigliando anche di lasciarsi prendere per mano dall’autore che ha una singolare capacità di coinvolgere, a modo suo, soprattutto dopo la prima parte che trovo sia introduttiva alla vera storia.
A chi lo consiglio? A chi voglia lasciarsi coinvolgere da una storia forse poco lineare, un po’ strana a tratti ma che non risparmia sorprese. Senza, però, lasciarsi scoraggiare da un inizio un po’ a rallentatori che, peraltro, trovo comune a molti altri libri che ci mettono un po’ prima di introdurre il lettore alla vera storia.
L’autore.
Paul Auster. E’ uno scrittore statunitense di cui non conoscevo l’esistenza prima di avere tra le mani questo libro. Dalle informazioni che sono riuscita a reperire su di lui ho scoperto che si tratta di uno scrittore poliedrico visto che ha al suo attivo testi poetici, romanzi, saggi e memorie, libri per ragazzi oltre che qualche sceneggiatura.
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Invisibile
Paul Auster
Einaudi Editore
Pag. 223
17.50 euro

lunedì 24 maggio 2010

Il giorno in più (Fabio Volo)

Simpatico ad alcuni. Antipatico ad altri. "Gran ruffiano mediatico" per qualche altro ancora.
Io non ho nessuna idea, in mente, di Fabio Volo personaggio televisivo non avendo mai seguito le sue performances prima di essermi imbattutta in questo libro. Un libro che mi ha catturata a prima vista e che non mi ha lasciato pensare più di tanto. Non mi ha nemmeno dato il tempo di farmi un'idea di ciò che avrei potuto trovare tra quelle pagine o di quale stile un personaggio come Fabio Volo potesse proporre. Ho preso questo libro pensando a quanto spesso si vorrebbe avere del tempo in più di quello che sia ha. Per dire a qualcuno cose non dette, per fare cose rimandate senza motivo... Un libro rispetto al quale non avevo aspettative particolari soprattutto perchè reduce da una lettura piuttosto pesante e difficile da digerire... Cercavo un libro leggero, poco impegnativo, non cervellotico e dal tema più digeribile di quello che avevo appena letto. Mi è sembrato che questo libro potesse fare al caso mio.
***
Il giorno in più
Fabio Volo
I Miti Mondadori
310 pag.
6.00 euro

La foto di copertina l'ha scattata lui. Giacomo. Lui, Fabio. Visto che il racconto è narrato in prima persona, per me Giacomo, il protagonista di questo libro, è lui, Fabio Volo. Ho preso un'edizione economica, in libreria. Un libro più piccolo di dimensioni rispetto alla prima stampa per un totale di 310 pagine che ho letto con estremo piacere. Un romanzo che si lascia leggere per la sua non dico leggerezza... perché non è leggero... direi più che altro per il gradevole stile narrativo. Un racconto scritto in prima persona che mette a nudo emozioni, sensazioni, fissazioni di un giovane uomo che si trova a vivere un'esperienza che lo sconvolge. Lo cambia. Lo tempra.
Giacomo. Un trentacinquenne non facile da descrivere. Un romanticone che si nasconde dietro le fattezze del giovanotto pronto a mille avventure soprattutto in campo sessuale più che in quello amoroso. Perché in amore riconosce di avere avuto una sola storia importante, degna di essere chiamata "storia d'amore". La sua è una vita piuttosto piatta, fatta di soliti gesti, soliti suoni, soliti passi... e solito tram. Il tram su cui sale ogni mattina per andare a lavorare.
Ha avuto un'infanzia che lo ha segnato nel carattere e nel modo di essere. Suo padre ha abbandonato il tetto coniugale quando lui era ancora un bambino. Sua madre, schiacciata sotto le accresciute responsabilità di donna sola, lo ha cresciuto come meglio ha creduto si potesse fare senza rendersi conto che il loro rapporto era privo di dialogo, di contatto vero, quello che rende una madre qualche cosa di più di qualcuno accanto a cui crescere.

Il tram. Sul tram Giacomo incontra una misteriosa ragazza che lo attrae, lo attira, lo affascina, lo intriga. Una ragazza che fa più o meno il suo stesso percorso tutti i giorni e che inizia ad affollare la sua mente senza avere, però, il coraggio di fare la benché minima mossa che potesse avvicinarlo a lei.
Michela. Michela è il suo nome. Lo saprà quando lei le chiederà di prendere un caffè insieme. Il primo e l'ultimo caffè insieme visto che lei il giorno successivo partirà per New York dove l'aspetta una nuova sede di lavoro. I due sono complici, si attraggono ma nessuno fa un passo verso l'altra tanto che si salutano senza nemmeno lasciarsi un recapito telefonico, un indirizzo, niente di niente.

Nello stesso momento in cui credeva di averla trovata, Giacomo l'ha persa. L'ha persa per la sua incapacità di esternare i suoi pensieri, le sue sensazioni. Per l'incapacità di fare quel piccolo passo, quella piccola mossa che in determinate circostanze è essenziale.
Triste, deluso, sconsolato, arrabbiato con se stesso, Giacomo si rassegna alla situazione e ci metterà un po' per capire che se vuole cambiare le cose, se non vuole che una possibile storia muoia ancor prima di nascere per colpa della sua inerzia, deve fare qualche cosa. Prendere una decisione. Coraggiosa, importante. Una decisione che gli cambierà la vita. Una decisione che arriverà grazie anche alla sua più cara amica. Si tratta di Silvia. Sono stati anche amanti, in passato, ma non poteva funzionare. Se ne sono resi conto ed ora sono due carissimi amici, di quelli che si confrontano, si raccontano tutto, che non hanno paura di piangere l'uno tra le braccia dell'altro mostrando le proprie debolezze.
Silvia ha un matrimonio traballante, una figlia che si chiama Margherita ed una famiglia che non l'appoggia nella sua idea di lasciare un marito che non ama più. Confidente di Giacomo, Silvia lo farà riflettere sul suo presente e sul futuro che non si concretizzerà mai se non si decide a fare quella scelta coraggiosa che in quel momento il destino gli ha posto davanti.

Partire. Partire per cercarla sapendo solo il suo nome e la sua destinazione. Giacomo parte. Lui che ha sempre voluto certezze nella sua vita, che non ha mai osato spezzare la sua routine si sente pronto per fare il grande passo. Sfida se stesso, la sua insicurezza, il suo modo di restare attaccato alla sua vita di ogni giorno. Allo stesso tempo, però, si troverà ad accettare una sorta di sfida tanto inaspettata quanto sconvolgente dal punto di vista sentimentale ed anche erotico, perchè no.
Lascia non senza dolore sua nonna, la donna che lo ha materialmente visto crescere, che l'ha coccolato, amato con tutta se stessa, che si è relazionata con affetto con lui cercando di capirlo, per quanto fosse possibile. Sono quelli con Silvia e con la nonna i suo legami più forti. Quelli che segneranno anche la sua storia da quel momento in avanti. Giacomo parte con il suo bagaglio fatto di insicurezze, di indecisioni, di sogni... Un sogno, in particolare: trovarla, parlarle e possibilmente trovarsi in sintonia con lei. Da qui in avanti sarà tutta una scoperta per Giacomo come per il lettore che si trova immerso in una serie di circostanze che stappano sorrisi ma fanno anche pensare.

Il merito di Fabio Volo credo sia stato proprio quello di condurre il lettore pagina dopo pagina senza annoiarlo ma anche senza rendere la lettura troppo pesante. Non ci sono ricercatezze lessicali di chissà quale genere. Le sensazioni di Giacomo, i suoi ricordi, i suoi pensieri, le sue emozioni vengono trasmesse con estrema semplicità ed in modo diretto. Ed ogni volta ci scappa un sorriso per via di momenti davvero comici, ma altrettanto semplici. Ogni lettore può trovare in Giacomo qualche cosa di se. Del suo carattere, delle sue vicissitudini in campo sessuali, dei suoi timori e delle sue paure. Un modo molto gradevole di considerare il lettore alla sua "altezza"... Al suo livello, come dice Michela, alto o basso che sia.
Molto bella la figura della nonna... mi ha fatto pensare molto alla mia, di nonna. Ed il suo ruolo, nella storia, sarà determinante... Come lo è stata nella vita di Giacomo. Determinante. Lo sarà anche nelle more dell'avventura di suo nipote alla ricerca della ragazza del tram. Una nonna sempre presente per lui, arrivata a vivere un periodo particolare della sua vita. Ruolo particolare anche in questa fase.

Non conoscevo Fabio Volo nelle vesti di scrittore ed è stato questo l'unico suo libro che ho letto, per ora. Ne sono rimasta positivamente colpita. Una lettura che mi ha dato anche modo di riflettere. Riflessioni che arrivano, spesso, nei dialoghi diretti tra i vari interlocutori. Interrogativi che costringono a pensare. Considerazioni che il lettore può fare proprie. Una buona lettura.
Un racconto che invita a fare scelte coraggiose. Una lettura che non sarà sconvolgente, questo c'è da dirlo, ma che non mi ha lasciata indifferente. Almeno per me è stato così.
Il finale? Inaspettato. Tutt'altro che scontato. Epilogo di una storia molto singolare. Quella di Giacomo alla ricerca della ragazza del tram.
Un libro romantico. Si, romantico. Credo che sia questo il genere di appartenenza. Un libro che si fa leggere volentieri e che sconsiglio solo a chi fosse allergico a storie d'amore, che siano esse a lieto fine oppure no.
Si narra una storia leggera ma non così sciocca come si potrebbe pensare. Una storia che invita a riflettere su tanti aspetti dell'amore, del rapporto tra le persone, delle scelte che la vita spesso ci mette davanti ma che non sempre siamo pronti a fare.

Le descrizioni che sono proposte da Fabio Volo, soprattutto nel descrivere momenti d'intimità, sono molto convincenti. Mai volgari. Mai forzate. Ma capaci di mettere in moto l'immaginazione tanto da far vedere davanti agli occhi quei corpi, quei movimenti, quei contatti. Ottima capacità descrittiva, la sua, con una buona dose di romanticismo che non ci sta affatto male.
Un libro che ha risposto appieno alle mie esigenze. A quelle del momento, se non altro, alla ricerca com'ero di qualche cosa di scorrevole e gradevole. Se si hanno preconcetti in merito al "personaggio" Fabio Volo si farà fatica a prendere in mano un suo libro non foss'altro per l'idea di lui che si potrebbe avere. Io l'ho letto senza pensare all'autore ma al protagonista della storia. E la lettura mi è piaciuta. Nel suo genere, un libro che promuovo!

sabato 22 maggio 2010

Un arcobaleno di sorrisi (Augusto Macchetto)

Storie non comuni. Non le storie classiche, quelle che parlano di Gatti con gli stivali, principesse chiuse nei castelli, maialini che vanno a vivere da soli in preda alla minaccia di un lupo cattivo. Non quelle che narrano avventure in terre misteriose, che raccontano di fatine e maghetti o che di mostri volanti.
Storie che sembrano vere. Storie che sono vere perché ispirata alla vita di veri personaggi: favole molto speciali – come in presentazione spiega il Presidente di Mediafriend Onlus Pier Silvio Berlusconi – perché ispirate a vere storie. Storie di povertà, di abbandono, di paura, di malattia. Storie interpretate in chiave positiva ma che non sono poi così fantasiose come si potrebbe pensare nel pronunciare la parola “favola”.

Non sono favole. Sono storie. E come tutte le storie hanno dei protagonisti. In questo caso, però, i protagonisti sono tanti. Sono, è vero, i personaggi delle storie, ma sono protagonisti anche i bambini che leggono o che si fanno leggere questo libro. Così come protagonisti sono i genitori, gli zii, i nonni, i cuginetti che comprano un libro di questo tipo.
E sono protagonisti di una storia di solidarietà che accomuna molti visto che Un arcobaleno di sorrisi è, si, un libro di storie da leggere ai bambini, ma anche uno strumento per aiutare altri bambini. Bambini bisognosi.

In questa sede è mia intenzione parlare di un libro che ho molto apprezzato in quanto lettura molto speciale per i miei bimbi, dono altrettanto speciale da parte della loro bisnonna che ha voluto fare la sua parte – spendendo 18.00 euro, il prezzo di copertina – per fare un regalo ai suoi nipotini ma anche per fare la sua piccola parte per andare incontro a tanti altri nipotini sparsi nel mondo, che non conosce, non ha mai visto, ma dei quali sente viva (un po’ come tutti noi) la sofferenza.
Un arcobaleno di sorrisi è un libro realizzato in attuazione di un progetto messo a punto da Mediafriend Onlus per la raccolta di fondi da destinare ai bambini bisognosi in diverse zone del mondo. In occasione del Natale 2009 si è voluta proseguire una tradizione iniziata quattro anni fa pubblicando un libro al quale hanno gratuitamente aderito artisti Mediaset e voci di Radio 101: il frutto di questa collaborazione è stato un libro, bello nell’aspetto, nello spirito e nei contenuti, la cui vendita ha aiutato a garantire l’assistenza medica e i farmaci necessari ai piccoli pazienti dell’ospedale di Gondama, in Sierra Leone, gestito da Medici Senza Frontiere.
Medici Senza Frontiere. Si tratta di un’organizzazione umanitaria indipendente di soccorso medico, nata per portare assistenza sanitaria a popolazioni povere, vittime di catastrofi, di guerre in ogni dove. Un’organizzazione che non fa distinzioni di alcun tipo davanti alla sofferenza. Che non guarda il colore della pelle, la religione, il credo politico. Presente in più di sessanta paesi nel mondo, è stata fondata a Parigi quasi 40 anni fa e nel 1999 ha ottenuto il Premio Nobel per la Pace. Con l’acquisto del libro Un arcobaleno di sorrisi si è contribuito a fornire all’organizzazione gli strumenti necessari per far fronte ai tanti problemi legati alla malaria in Sierra Leone, soprattutto per quanto riguarda i bambini, fascia più debole ed indifesa della popolazione. Nel 2003 Medici Senza Frontiere ha costruito un ospedale in Gondama: cinquecento bambini ricevono, in questo ospedale, ogni mese cure gratuite per la loro sopravvivenza. Con l’acquisto del libro si è contribuito a garantire assistenza medica e somministrazione di farmaci ai piccoli pazienti. Chiunque volesse verificare lo stato di attuazione dei lavori e l’uso dei fondi erogati può collegarsi al sito www.mediafriends.it.

Il libro. Si tratta di un libro particolare non solo nei contenuti. Particolare perché si tratta di un audiolibro: un libro ed un cd in cui le storie sono lette dalla voce di personaggi famosi della tv.
Complessivamente vengono narrate sette storie presentate, sul libro, da una prefazione di un personaggio (o una coppia di personaggi ) per ognuna.
Silvia Toffanin, Paolo Bonolis e Luca Laurenti, Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti, Claudio Brachino, Barbara D’Urso e Federica Panicucci, Ilary Blasi, Luca e Paolo, Gerry Scotti, Rita dalla Chiesa. Personaggi che introducono il lettore alla storia e che lanciano, in ogni caso, un messaggio di fiducia verso il futuro. Ogni storia ha un fondamento nella realtà.
Cito solo un esempio per rendere l’idea senza dilungarmi troppo: la prima storia, In punta di piedi – Storia di Marina, narra di una bambina malata. Una bambina di Chernobyl. E’ una storia di speranza ma anche di sofferenza, di paura ma anche di fiducia. Ha un lieto fine ma ciò non nasconde le reali difficoltà affrontate da una bimba che ha dovuto subire gli effetti di qualche cosa di più grande di lei, da lei (e da nessuno) voluto ma inevitabilmente subìto. Introdotta da Silvia Toffanin, questa storia è da lei stessa narrata nel cd.
E’ una storia – come le altre, tra l’altro – che ha lasciato un po’ perplessa la mia bambina di quattro anni, abituata a sognare con le storie più classiche e tradizionali. Mi ha fatto molte domande sul perché quella bimba soffrisse, sul perché le cadessero i capelli, sul perché non potesse giocare con gli altri bambini. E devo dire che è non è stato molto facile ma comunque positivo parlare con la mia piccola di bambini meno fortunati di lei e poterlo fare partendo da una storia, non una fiaba, una storia.

E gli esempi potrebbero andare avanti con tutte le altre storie: Il piccolo mago – Storia di Mwaba (introdotta da Paolo Bonolis e Luca Laurenti, narrata nel cd dagli Zero Assoluto), Il gioco delle nuvole – Storia di Marcos (introdotta da Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti, narrata nel cd da Cristiano Militello di Striscia la Notizia), Piccolo Fiore – Storia di Sureya (introdotta da Federica Panicucci che poi la racconta nel cd, Claudio Brachino e Barbara D’Urso), In cima al sentiero – Storia di Giulia Sofia (introdotta da Ilary Blasi, Luca e Paolo delle Iene, narrata nel cd da Tamara Donà), Conta fino a cento – Storia di Hassan (introdotta e narrata nel cd da Gerry Scotti), Lo scialle azzurro – Storia di Saidu (introdotta da Rita Dalla Chiesa).
Ogni storia è illustrata con immagini a colori frutto della penna di Paolo D’Altan: una penna non nuova a lavori di questo tipo visto che si tratta di un illustratore molto noto tra le pagine dei libri per bambini e per ragazzi. Ritrae volti sorridenti, visi felici, scene cariche di speranza. Immagini colorate e positive, in linea con la storia che viene narrata.

Lo stile narrativo non è pesante ne’ deprimente (come si potrebbe pensare visto che si tratta di storie sui generis…) ma molto scorrevole e capace di incuriosire i piccoli lettori – nel mio caso la piccola ascoltatrice visto che non sa leggere da sola – che vengono attirati anche dalle immagini.
Il formato del libro è piuttosto grande – 27 x 27 cm – con copertina cartonata e fogli lucidi all’interno. In coda ad ogni storia c’è un riferimento di poche righe ad una associazione che si occupa dei bambini di cui si narra nella storia ed anche questo contribuisce a dare un’informazione in più sul mondo della solidarietà.
Il cd contiene sei storie – l’ultima non è narrata – ed è contenuto sulla seconda pagina di copertina all’interno di una custodia di plastica trasparente. Le storie narrate dalle voci dei personaggi che ho indicato sono accompagnate anche da splendide musiche, arie di Grieg e Tchaikowsky.

Edito da Arnoldo Mondadori, l’ho comprato io per conto di mia nonna che lo ha regalato ai miei figli dopo averlo letto lei stessa!

Parlando con delle persone di questa iniziativa mi sono sentita dire che i personaggi che hanno collaborato con questo progetto – quelli famosi, intendo – “…farebbero meglio a dare una parte del loro stipendio in beneficenza piuttosto che mettersi in mostra così”. Bhè, io non sono d’accordo con affermazioni di questo tipo. Per prima cosa non sono avvezza a fare i conti in tasca a nessuno (e chi ci dice che non facciano già la loro parte senza starlo a sbandierare ai quattro venti?) e poi non mi piacciono le critiche fatte tanto per fare: credo che il libro sia un bel libro, nel suo modo di presentarsi così come nei contenuti. Se con l’acquisto si può contribuire a fare del bene, perché non farlo? E se si riesce a far felice i nostri bimbi – che ascoltano le storie – portando un sorriso anche laddove purtroppo i bambini sono meno fortunati dei nostri, le critiche stanno a zero.

Credo che mia nonna abbia fatto un gran dono ai suoi nipotini, vicini e lontani, quelli che vede ogni giorno e quelli di cui non conosce nemmeno il nome.
***
Un arcobaleno di sorrisi
con testi di Augusto Macchetto
Mondadori Editore, 2009
58 pag.
18.00 euro

venerdì 21 maggio 2010

L'ora dell'incontro (Giampiero Rigosi)


Ho fatto una gran fatica a leggere questo libro. L'ora dell'incontro edito da Einaudi Stile Libero. Non perché la storia non scorresse… Anzi, devo dire che nella prima parte i capitoli piuttosto corti hanno reso proprio scorrevole la lettura. Ho fatto fatica perché mi ha fatto male. Mi ha fatto soffrire immedesimarmi in ciò che leggevo. Merito dell’autore, evidentemente, che è riuscito a rendere descrizioni di stati d’animo palpabili. Colpa di quanto raccontato, probabilmente: cancro.

Un libro che andrebbe letto con superficialità per non restare toccati dalla sofferenza che traspare dalle pagine, una dopo l’altra. E dalla vita dei vari personaggi che ho avuto l’impressione fossero tutti legati da un filo sottile ed invisibile: la sofferenza. Diversa per ognuno, immotivata per qualcuno, immaginata da altri, palpabile, reale ed inevitabile per altri ancora. Fatto sta che leggere questo libro mi ha messo addosso un’angoscia che proprio non mi aspettavo tanto più se penso che in biblioteca ero alla ricerca di un genere completamente diverso. Mi ha attirato la copertina, quel rosso, quell’arancio… quella sagoma di donna senza un volto, in attesa, sola e silente… come davanti ad un destino che deve ancora compiersi ma di cui già conosce i tratti.
17.50 euro il prezzo di copertina ma io l’ho preso in prestito nella biblioteca del mio comune. 446 pagine per una storia suddivisa in tre parti. Un libro che l’autore ha dedicato alla memoria della madre e a suo padre… Un autore per me sconosciuto – Giampiero Rigosi – che non avevo mai sentito nominare prima di avere tra le mani questo libro.

Clara è la protagonista. Una donna rimasta sola con suo figlio dopo la separazione con il marito. Si occupa, finché può, di sua madre malata e viene a conoscenza, quasi per caso, di una vicenda che la segnerà in modo indelebile. Una sua cara amica, morta di cancro, nell’ultimo periodo della sua vita aveva avuto una storia d’amore con il suo oncologo. Un medico che non è affatto nuovo a situazioni di questo tipo visto che, scopre Clara, la sua amica non era stata l’unica malata terminale ad aver avuto una storia con lui. Una vicenda alla quale Clara vuole dare un perché. Cerca una spiegazione in modo ossessivo. Inspiegabilmente ossessivo. Tanto ossessivo da entrarle nelle carni, tanto da indurla a fingersi malata pur di capire.

L’ora dell’incontro. Un titolo che mi sembra corretto poter riferire all’incontro per il quale Clara tanto si prepara… ma anche all’incontro tra le storie dei personaggi, storie che si intersecano anche inaspettatamente in alcuni frangenti. Storie che si sovrappongono senza ma sovrastarsi l’un l’alta. Non viene narrata una storia più importante di altre. Una sofferenza più profonda di altre.
La storia si snoda attorno alla vita di Clara. Clara incarna il prototipo di donna-figlia-madre- lavoratrice. Separata da suo marito, ha un bimbo da accudire ed anche una madre malata. Lei che ha sempre avuto un carattere così strano… Lei che si ritrova sola più che mai. Sola nella sua folle idea di dare una risposta ad un perché che, infondo, non la tocca poi così da vicino. Lei che arriva a simulare una malattia terribile come il cancro pur di arrivare al suo scopo. Un personaggio che mi ha fatto arrabbiare con una storia che ha dell’assurdo. Una storia che mi ha innervosita. Come si può solo lontanamente immaginare di simulare un cancro ad uno stadio terminale provocandosi quell’aspetto malaticci, perdere peso, apparire stanco, avere anche l’aspetto di un malato terminale? Come si può avere così poco rispetto per la malattia, per la sofferenza di chi ci combatte davvero, per fare una cosa del genere? Eppure lei è convinta di fare la cosa giusta. Convinta com’è di poter in qualche modo avere un minimo di consolazione dalla risposta che potrà arrivare. Fingersi malata per arrivare a quell’oncologo che ha sedotto, corrisposto, donne in fin di vita. Che ha alleviato le loro sofferenze con la forza dell’amore, non solo con i farmaci di rito, che ha amato la loro sofferenza al punto di accettarle al suo fianco così com’erano, provate dalla malattia allo stadio terminale. Avvicinarlo, cercare di entrare in sintonia con lui con le stesse “armi” della sua amica per cercare di dare un perché ad una vicenda tanto strana e stridente… Quando tutti tendono a prendere le distanze da una donna deformata dalla sofferenza, ridotta a pelle e ossa nello stadio finale della malattia, lui, l’oncologo, instaura con lei un rapporto fatto d’amore vero.

Stefano è l’ex marito di Clara. L’ha lasciata così, da un giorno all’altro. Non si amavano più. E la cosa più giusto – malgrado loro figlio fosse piccolo – era stata quella di andarsene a vivere da solo. Contatti tranquilli, rapporti apparentemente sereni nell’andare a trovare Jacopo. Ma nulla più. Tanto che non è riuscito a capire cosa stesse accadendo a quella donna che era stata la sua donna e che gli aveva dato un figlio. Un dimagrimento spaventoso, atteggiamento sfuggente, un aspetto davvero preoccupante. E lui non si è reso conto di nulla… Quando prende consapevolezza di ciò che ha in mente la sua ex moglie gli casca il mondo addosso. Stretto nella morsa dei sensi di colpa…
Jacopo è un bambino come tanti altri. Soffre per la mancanza di suo padre ma non lo fa pesare alla mamma, nemmeno quando lei è isterica, irritabile, strana… Nessuno riesce a capire come mai abbia una marcata avversione per la carne, a tavola, malgrado nessuno sia vegetariano… Scoppia di gioia ogni volta che suo padre va a prenderlo. Così come quando arriva suo zio Paolo. Trovo che sia un personaggio molto forte, seppur giovnissimo di età e descritto quasi in modo marginale nella storia. Lui che si trova ad avere a che fare con una mamma "strana", che deperisce di giorno in giorno... lui che viene lasciato con una baby sittere con la febbre alta perchè la mamma deve mettere in atto il suo intento... lui che impara in fretta a cavarsela da solo, seppur bambino.
Paolo è il fratello di Clara. Una personalità ribelle, un artista che ama fare sesso con ragazzine sconosciute dopo un concerto (nel quale l’artista sul palcoscenico è lui). Alcol e droga sono all’ordine del giorno, piccoli divertimenti che si sommano alla carnale necessità di conoscere intimamente le donne che gli capitano a tiro. Senza grosse pretese che non siano legittime per un artista: di solito modelle anoressiche, seno piatto, niente forme e giovanissime. Viste una volta, portate a letto una sera e poi niente più. Quando è con Clara, però, torna ad essere il fratellino di sempre. Amato ed odiato allo stesso tempo da una Clara protettiva ma anche un po’ invidiosa per il suo modo di essere sempre a briglie sciolte. Con il beneplacito di tutti, perché lui era l’artista. Gli manca Clara. Gli manca Jacopo. Gli manca quella normalità che solo una famiglia e l’amore di persone care possono dare. Un personaggio “a briglie sciolte”, un tipo controcorrente che però, nel momento in cui Clara gli svela il suo piano non reagisce come lei vorrebbe. Anzi, reagisce nel modo esatto contrario.
Giuliana è la collega di lavoro nonché amica di Clara. Una delle poche con le quali scambia qualche parole ma che, a sua insaputa, è la donna del suo ex marito. Vuole bene a Clara tanto da ritenere di doverla proteggere dalla verità. Stesso discorso che fa Stefano, che tiene nascosta la sua relazione con Giuliana per proteggere Clara. La donna fragile. La donna abbandonata. Quella donna che cercherà in se una forza tale da sfidare il mondo intero con la sua folle idea. Senza che nessuno se ne accorga.
Antonia è la madre di Clara. Una signora anziana, malata, che viene accudita da Clara nella casa dell’anziana donna fino a che l’incombenza non diventerà troppo grande per lei, tanto da indurla a portarla in una clinica. La sofferenza che si legge tra le righe che riguardano Antonia è palpabile e mi ha stretto il cuore. Il pensiero che una madre, una bella donna, di buona famiglia, orgogliosa dei suoi figli possa, in vecchiaia, soffrire tanto… Possa perdere la cognizione del tempo e dello spazio, possa comportarsi come un bambino innocente… Possa morire un giorno dopo l’altro pur restando in vita. Il tutto con una dignità unica. Una sofferenza leggere quelle pagine. Lo è stato per me ma credo che lo possa essere per quanti hanno avuto oppure hanno una persona anziana sofferente in casa. L’autore riesce a trasmettere ciò che non si riesce mai a capire in persone così… Cosa possano provare, cosa vorrebbero dire ma non possono… Un’angoscia crescente, pagina dopo pagina.
Ancor più angosciante la storia delle due donne che, da un giorno all’altro, si trovano a fare i conti con un terribile cancro. Laura e Teresa. Il loro calvario tra l’illusione di una guarigione e la cruda realtà di una morte ormai imminente. Le terapie, le sofferenze fisiche, il decadimento del loro corpo, del loro spirito di donne… e poi lui.
Il dottor Palmieri. Il personaggio chiave della storia. Lui che infonde fiducia e non si limita a curare. E’ lui l’uomo che Clara vuole incontrare con delle cartelle cliniche false sotto il braccio. E’ lui che vuole scrutare, conoscere, per capire il perché di un comportamento che l’ha portato ad amare donne sofferenti. E ad amarle davvero. Accettando la loro sofferenza ed amandole con passione nonostante ciò.

Questi i personaggi principali.

Quanto allo stile di scrittura spero che l’autore non me ne voglia ma l’ho odiato cordialmente in più punti. Frasi lasciate a metà… punteggiatura scorretta... Non so dire se sia stata una scelta stilistica o veri e propri errori. Spero che sia stata la prima ipotesi. Lo spero per lui.
Qualche esempio? Frasi lasciate sospese e che magari potrebbero pure starci, ma con dei puntini di sospensione… Non lasciate cadere così senza senso. Ok, il lettore riesce a capire. Ma questo modo di scrivere a me non piace. Un esempio? Apro una pagina a caso.
Un dialogo a caso.

- Ti ho tolto la parola, eh?
- Be’, insomma, ammetterai che. Voglio dire, cavolo. Dei referti falsi -. Scuote la testa. – Certo che sei un bel tipo.
Un modo di scrivere che non mi piace. Si capisce lo stupore di uno dei due interlocutori ma qualche puntino di sospensione ci stava bene… Non mi sembra corretto scrivere in questo modo. Così come i punti dopo i trattini dell’inciso. Non mi sembra che si usi in questo modo la punteggiatura.
Forse una scelta stilistica per enfatizzare il dialogo diretto ma a me sembra che la lettura ci perda, non ci guadagni affatto. Questa cosa mi ha proprio disturbata.
Sono molto combattuta nel decidere se consigliare questo libro oppure no. Se avessi saputo, io non l'avrei letto.

Lo consiglio ma con la consapevolezza della sofferenza che leggere di certi argomenti può provocare. Ed anche del fatto che le intenzioni della protagonista possano innervosire, se non disturbare, chi avesse avuto o avesse davvero a che fare con una malattia di questo tipo.
E il finale... può piacere ma anche lasciare un po' d'amaro in bocca, dipende da ciò che ci si aspetta e da come ci si pone rispetto alla storia.
Lo consiglio con un "ni" tenendo conto di quelle pecche stilistiche che a me hanno innervosito... Lo consiglio perchè, comunque, una storia che sa emozionare - angoscia, tristezza sono pur sempre emozioni - merita di essere letta... Ma vi ho messi in guardia!

***

L'ora dell'incontro

Giampiero Rigosi

Einaudi Stile Libero

pag. 446

17.50 euro


giovedì 20 maggio 2010

Biancaneve (J. e W. Grimm - Roberto Piumini)

Chi non conosce la storia di Biancaneve, giusto?
La matrigna che chiede allo specchio chi è la più bella.
Specchio, specchio delle mie brame,
chi è la più bella del reame?
E quando si sente dire:
Regina, la più bella sei tu ma Biancaneve lo è molto di più….
Qui comincia la storia.
Biancaneve condotta nel bosco, il cacciatore la lascia andare, lei che arriva in una casetta piccina e si addormenta sul letto dei sette nani che poi le permettono di restare a casa con loro.
E poi la strega, la mela, il sonno mortale, il principe che risveglia Biancaneve con un bacio.
E vissero tutti felici e contenti.

Ecco la storia, giusto?
Ebbene, non è questa.
O meglio, non è esattamente questa la storia di Biancaneve che Roberto Piumini riscrive basandosi sulla storia originale dei fratelli Grimm (non quella plasmata dalla Disney e diventata poi film). Una storia che viene riscritta con un pizzico d’ironia e rimanendo fedele alla storia originale più di quanto non si sia abituati a sentire nei racconti diventati ormai patrimonio comune delle fiabe per i più piccoli.
Biancaneve è una storia riscritta da una penna non nuova alle storie per bambini. E’ quella di Roberto Piumini che fa giustizia (seppur cambiandola a modo suo in alcuni passaggi) alla storia originale dei fratelli Grimm, quella che credo sia meno nota ai bambini di ogni età proprio per via delle rivisitazioni più romanzate messe in campo da Disney sia nel film che nei tanti libri messi in commercio negli anni.
Quella che è edita da Edizioni El è una storia particolare. Per più aspetti.

Intanto le dimensioni del libro.
Il libro è piccolo, sottile, non troppo grande, leggero leggero. Fa parte della collana Una fiaba in tasca ed è proprio una denominazione che gli calza a pennello visto che è molto maneggevole e a misura di bambino. Si tratta di una collana piuttosto colorata, arricchita negli ultimi mesi da nuove storie che hanno allungato la lista delle storie edite con la stessa formula – più o meno – della Cenerentola di Piumini. Le sue misure la dicono lunga sulla particolarità del formato: 14x18 cm sono le sue dimensioni e lo spessore è quello di poco più di trenta paginette. Trenta lorde, più o meno. Perché al netto delle immagini, dei titoli e tutto il resto il testo è distribuito in poco più di dieci pagine. Il carattere utilizzato è un corsivo piuttosto grande, molto simile alla grafia corretta che si richiede ad un bambino quando inizia a saper scrivere. Ed è una particolarità che è subito balzata agli occhi alla mia bambina – che ancora non sa leggere ma inizia a riconoscere le letterine – abituata a un carattere stampato grande che le è molto più familiare. Non ha fatto molte obiezioni (visto che comunque la storia la leggo io o la legge il suo papà ma ha notato la differenza). La copertina è plastificata e le pagine interne di una carta non troppo leggera, lucida, tale da far risaltare le immagini che meritano, però, una precisazione a parte.

Lo stile narrativo è quello che caratterizza storie in cui si ha una parte raccontata ed una fatta di dialoghi diretti tra i personaggi. E la “penna” di Piumini, sommata alla versione originale dei fratelli Grimm, ha incuriosito non poco la mia bimba che si è subito resa conto della differenza tra questa storia e quella più “romanzata” a cui è (o meglio, l’abbiamo) abituata.
Si tratta di un prodotto editoriale piuttosto nuovo visto che è indicato nell'ultima pagina che è stato finito di stampare nel giugno 2009. Non c'è scritto che si tratta di una ristampa per cui credo che questa collana sia stata prodotta da poco nella versione tascabile. Le storie pubblicate in questa collana nel 2009 sono in tutto 12.

Oltre a Biancaneve si possono trovare in commercio altre storie classiche quali I musicanti di Brema, Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, La cicala e la formica, I tre porcellini, Pinocchio, La principessa sul pisello, Giovannin Senza Paura (il primo in assoluto che abbiamo comprato di tutta la collana), Il brutto anatroccolo e Il gigante egoista. Collana che si è arricchita di nuove storie meno note (anzi, per me proprio sconosciute) di quelle classiche ma comunque simpatiche: Il ragno Martino prende il pulmino, Una sorpresa per Rino pulcino, Passatempi nella giungla, Gallinetta fai un ovetto!, Chi vuole essere mio amico, Pinguino Paolino e il pesciolino.

Le immagini. Dicevo sopra che meritano una riflessione a parte. Non si tratta delle classiche immagini “romantiche” e Disneyane a cui i bimbi sono abituati. Anzi, sono del tutto l’opposto. E’ dalla fantasia di Anna Laura Catone che nascono le immagini che accompagnano la Biancaneve di Roberto Piumini e sono molto particolari. Personaggi che sembrano sproporzionati nelle loro forme, nasi lunghi, gambe sottilissime, abbigliamento “a lampadario”… Biancaneve non incarna certo la bellezza descritta dai fratelli Grimm tantomeno quella presentata dalla Disney. Anche le immagini danno un tocco d’ironia in più alla storia rompendo gli schemi dell’immaginario collettivo che vuole Biancaneve bella, sorridente, perfetta, una vera principessa in attesa del suo principe. Il principe, poi. Il bel principe azzurro che popola i sogni di ogni ragazza… Ma dove? Intanto il principe che viene descritto da Piumini non è per niente azzurro. E poi il ritratto che Anna Laura Catone ne fa è davvero tutto fuorché quello di un principe dei sogni. Personaggi simpatici che provocano anche un sorriso da parte dei grandi che leggono la storia ai piccini e sicuramente fanno divertire pure loro, i piccoli, che vedono volti così strani (vogliamo parlare dei nani? Meglio di no… Lascio a voi la curiosità) e simpatici pur nella loro ironica espressione.
Le immagini sono a tutta pagina, posizionate sempre nella pagina di destra e sullo sfondo hanno, nella maggior parte dei casi, delle frasi che prendono forma e accompagnano l’immagine con caratteri anch’essi spropositati, tracciati a mano dall’illustratrice per dare ancora più forza alla sequenza rappresentata.
I colori utilizzati non sono così luminosi e solari come si potrebbe pensare in una storia per bambini. Dominano il marrone, il rosso scuro, il verde acido. E tratti di matita quasi confusi, quasi come a voler tracciare contorni distratti di personaggi che sembrano in movimento tanto sono poco precisi i loro profili. Il tutto, però, nell’insieme risulta particolare ma non sgradevole. Anzi, appare simpatico!

E’ lo stile che contraddistingue le illustrazioni di Anna Laura Cantone. Uno stile giocoso ma particolare. Personaggi simpatici ma non bellissimi. Personaggi che comunque fanno divertire. E portano anche un po’ in giro i personaggi stessi fornendone un’immagine fuori dai canoni.

Il prezzo. Un altro elemento da non trascurare. Ogni libro – sia dell’edizione 2009 che di quella più recente - costa 3.50 euro. Alcuni titoli li ho trovati in offerta a 2.98 euro per via di uno sconto al reparto libri del mio supermercato di fiducia. Biancaneve, però, ho dovuto cercarla in libreria perché al supermercato non era più disponibile e in libreria non mi è stato applicato nessuno sconto. Sono anche reperibili in librerie on line ma io per il momento ho comprato questi librettini nei canali di vendita tradizionali.

Un libro piccino che consiglio anche per bambini che non sanno ancora leggere, con l’impegno da parte dei genitori di non lasciarglielo tra le mani a mo’ di gioco ma prendendo il bimbo sulle ginocchia e vivendo insieme la magia di una storia raccontata da mamma o da papà. Vedere lo stupore nei suoi occhi, la curiosità nel suo volto, il sorriso sulle sue labbra sarà la prima grande ricompensa che si avrà dall’educarli pian piano alla lettura. Il resto verrà da se.

Dimenticavo. Il principe azzurro che bacia Biancaneve e la sveglia?
Ne’ azzurro e ne’ bacio.
Non è proprio un bacio che sveglia la Biancaneve dei fratelli Grimm, tantomeno quella di Piumini.
E che fine fa la strega? Cade giù per il dirupo?
Nemmeno per sogno…
E vissero tutti felici e contenti? Si si, quello si (tutti tranne la matrigna/strega) e con prole al seguito. Questo racconta Piumini.

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Biancaneve
J. e W. Grimm - Roberto Piumini
Edizioni El - collana Una Fiaba in Tasca
3,50 euro

mercoledì 19 maggio 2010

Io uccido (Giorgio Faletti)


Un libro acquistato per curiosità più che per un effettivo interesse. Un libro che credevo sarebbe rimasto per qualche mese sul mio comodino per poi finire inesorabilmente tra quelli iniziati e mai portati a termine come spesso mi è capitato in passato, tutte le volte in cui avevo pensato di cimentarmi in una lettura impegnata, se non altro in relazione al numero di pagine da leggere.
Seicentosettantanove pagine. Tanto era il "lavoro" che mi ero procurata quella sera di fine agosto quando, partita da casa per andare ad un mercatino della calzatura assieme ad una mia amica, ero finita all'interno di una libreria aperta a quell'ora di sera e ne ero uscita con un sacchettino di carta pesante, ancor più pesante per via del suo contenuto. "Io uccido", una scritta bianca su un fondo rosso dal quale spiccava, in primo piano, il nome dell'autore: quel Giorgio Faletti che mai avrei immaginato potesse vestire i panni dello scrittore e, soprattutto, che potesse farlo con quei risultati che, al termine della lettura, ho potuto riconoscere.

Ho iniziato a leggere il primo libro di Giorgio Faletti proprio sulla scia della curiosità che le varie opinioni positive sentite in giro a proposito di questa opera avevano alimentato in me.
Ed ammetto che i primi capitoli mi sono sembrati anche un tantino confusi, la somma di storie che mi sembravano completamente slegate tra loro e che non mi stimolavano certo ad andare avanti nella lettura.
Credo che sia stata proprio la scarsa linearità dei primi capitoli - o meglio, quella che io consideravo tale ma che alla fine non si è rivelata affatto una casuale scelta di storie e personaggi - che mi ha stimolata ad andare avanti nella lettura per scoprire se tutto il libro fosse impostato in questo modo oppure no.
Ed ho fatto bene ad andare avanti.

La storia.... Senza svelare troppi dettagli - non mi sembra corretto nei confronti di chi questo libro non l'avesse ancora letto - mi limito a dire che è ambientata in una Montecarlo fatta di lustrini e bella vita. Una Montecarlo che viene sconvolta dalle gesta folli di un serial killer che opera senza commettere errori e senza lasciare traccia di se che non siano i resti delle sue vittime, orrendamente sfigurate, letteralmente senza più volto.

Una, due, tre... cinque, dieci vittime. Il sangue che scorre a Montecarlo in quel periodo ha reso la vita molto più tesa per tutti. Per coloro che sono direttamente coinvolti nella strana faccenda perché membri delle forze dell'ordine che si occupano di Nessuno (questo l'appellativo dato dalla stampa all'assassino e preso in prestito da tutti coloro che si trovano, volenti o nolenti, a doverlo nominare) o perché collegati in un modo o nell'altro alle vittime. O, più semplicemente, perché residenti in un posto che nasconde un uomo capace di fare ciò che fa e di sparire nel nulla ogni volta, lasciando quelli che lui chiama "i cani" (coloro che lo cercano) con un pugno di mosche in mano.

Quella di Nessuno è una storia che si intreccia con quella di tanti altri personaggi, più o meno importanti ai fini della soluzione del caso, ma tutti parte integrante di un puzzle - quello della storia raccontata da Faletti - che prende corpo pagina dopo pagina.

Meticolose le descrizioni degli ambienti, dei volti, delle situazioni tanto da creare davanti ai miei occhi di lettrice una specie di raffigurazione in bianco e nero di tutto ciò che viene narrato. Un bianco e nero macchiato di rosso ogni volta che Nessuno decide che sia arrivato il momento.

Quella che credevo fosse una iniziale confusione narrativa si è rivelata un'intelligente intuizione da parte dell'autore per costringere il lettore a restare incollato ad ogni singola pagina, senza distrazioni, per poter tirare le somme di quanto stava accadendo tra una riga e l'altra. Per comporre quel puzzle senza perdere nessuna tessera, piccola o grande che fosse. Un'abile tecnica che mi ha lasciato un piccolo dispiacere addosso ogni volta che - per causa di forza maggiore - mi sono trovata a dover interrompere la lettura e restare con una tessera in mano, senza sapere dove andasse esattamente posizionata....

Attorno alla figura di Nessuno ruotano una serie di personaggi descritti in modo meticoloso sia dal punto di vista fisico che comportamentale, tanto da farli diventare familiari al mio cospetto.

Frank Ottobre è il coprotagonista assoluto di questa storia, accanto a Nessuno. Lui, inviato dall'FBI americana in terra straniera, si troverà a fare i conti con il suo passato oltre che con il suo presente... ed anche a pensare al suo futuro, pur avendo scacciato per anni la possibilità che la parola "futuro" potesse avere un senso per lui.

Radio Montecarlo è una delle location più importanti in cui si snoda la storia. E non solo perché è proprio ad una trasmissione radiofonica di quell'emittente radio - Voices - che arriva la voce dell'assassino prima che vada a fare "...ciò che deve essere fatto", ma per una serie di altri motivi che solo leggendo il libro verranno pian piano alla luce. Molto più importante, come location, di quanto non si possa pensare.

Le descrizioni di Faletti, minuziose e precise in ogni pagina, sono volutamente omesse in alcuni momenti particolari, credo proprio per lasciare il lettore in sospeso tra ciò che si può pensare e ciò che effettivamente l'autore intende narrare. Tra la strada che sembra essere stata tracciata fino a quel momento ed il vicolo, stretto e scuro, attraverso il quale l'autore intende, invece, portare per mano il lettore. Tanto da fargli credere più volte di aver intuito il finale della storia già cento pagine prima della fine... per poi fargli capire, con un'abilità narrativa che mi ha positivamente sorpresa, che niente è come sembra e che in questa storia non ci si può che aspettare di tutto. Perché Nessuno, che si definisce "...uno e nessuno", è così. Imprevedibile ed arguto, diabolico e sensibile al tempo stesso, implacabile nei suoi comportamenti quanto capace di un'umanità ed un amore che mai gli si potrebbero attribuire alla luce di ciò che fa.

Questo primo libro di Faletti mi è piaciuto molto. Posto che si tratta del mio primo libro di questo genere - i thriller non mi hanno mai attirata più di tanto ne' in tv, ne' al cinema, ne' tra le pagine di un libro - ne sono rimasta positivamente colpita.
Mi ha così coinvolta che quando sono arrivata nel punto in cui è stata svelata - ad oltre duecento pagine dalla fine - l'identità dell'assassino, nel corso della notte ho visto e rivisto una serie di scene che le parole di Faletti avevano stampato nella mia mente e, lo ammetto, mi sono svegliata più volte con questi pensieri. Non avrei mai immaginato che leggere un libro avesse potuto avere conseguenze di questo tipo. Merito, ne sono certa, della capacità dell'autore di rendere il lettore protagonista assieme agli altri, come se fosse un osservatore attento non esterno al libro ma interno ad esso, come se i suoi occhi ed i suoi orecchi avessero visto e sentito tutto ciò che i personaggi vedevano e sentivano tanto da restare incredulo anche lui, allo stesso modo degli altri, nel conoscere l'identità di Nessuno.

Bel libro. Mi è costato 8.90 euro ed è la nona edizione del romanzo. Non serve che dica altro per dirvi che si è trattato di un grosso successo.

Ne consiglio la lettura a quanti volessero farsi coinvolgere da una storia che non è mai come sembra e che nasconde colpi di scena dietro ad ogni capitolo. Le oltre seicento pagine scorrono via senza fatica. Io ci ho messo un po' di tempo solo perché, causa due bimbi piccoli, è difficile dedicare alla lettura il tempo che vorrei. Sono certa che se avessi avuto modo di leggerlo senza interruzioni per "causa di forza maggiore", l'avrei divorato in brevissimo tempo.
E anche se non si è amanti del genere - come è capitato a me - non si potrà non riconoscere a Faletti i meriti che gli sono dovuti. Almeno per me è così.

Concludo riportando le prime frasi del primo capitolo che già rendono l'idea della capacità narrativa di Faletti.

L'uomo è uno e nessuno.
Porta da anni la sua faccia appiccicata alla testa e la sua ombra cucita ai piedi e ancora non è riuscito a capire quale delle due pesa di più.


***
Io uccido
Giorgio Faletti
Baldini Castoldi Dalai Editore
pag.682
8,90 euro

martedì 18 maggio 2010

Il piacere è tutto mio (Sylvia De Béjar)


Il piacere secondo lei. Perché non ci sarà mica qualcuno che è convinto che il piacere, inteso come godimento legato al proprio corpo, vada declinato solo al maschile, vero? O inteso principalmente al maschile... no, giusto? Eh no. Per niente. Piacere tanto di lui quanto di lei o, comunque, di entrambi i soggetti che si trovano a vivere un'esperienza sessuale. Questo è il punto. Anzi, i piatti della bilancia dovrebbero essere leggermente sbilanciati verso il piacere di lei...

L'autrice di questo libro - giornalista spagnola - si è buttata nella stesura di un libro che somiglia più ad un manuale che non ad un racconto. Non c'è una storia che ha un inizio ed una fine, non c'è un protagonista - per lo meno inteso nell'accezione classica di questo termine quando si parla di libri - non c'è un co-protagonista. Si tratta di una sorta di strumento informativo che mira ad aiutare le donne, ogni donna, ad essere più consapevoli del loro corpo e del piacere inteso come puro godimento. Non si parla d'amore ne' di concetti religiosi di alcun genere (procreazione annessi e connessi) ne' di fedeltà o di morale. Ogni lettore - sia esso donna (a cui principalmente il libro è diretto) oppure uomo - potrà decidere se applicare o meno quanto viene illustrato ed approfondito, in che misura farlo e secondo quali modalità. Il tutto in linea con il suo essere ed il suo modo di pensare. Il tutto senza giudicare ne' accusare nessuno.
L'autrice.
Una donna. Sylvia de Béjar è una giornalista spagnola (classe 1962) particolarmente impegnata nell'informazione in merito a tematiche riguardanti salute, bellezza e psicologia . Attualmente dirige una collana di libri di auto-aiuto per un importante casa editrice spagnola.Il libro "Il piacere è tutto mio" è frutto di un importante lavoro di ricerca effettuato per mezzo di interviste a uomini e donne di diverso ceto sociale, diversa cultura e diversa inclinazione sessuale. I risultati non vengono inseriti nel libro a mo' di statistica ma sono materiale "vivo" che permetterà di riflettere su risultati più o meno scontati, più o meno prevedibili.

Il libro.
Io l'ho acquistato on line ad 8.60 euro perché non l'ho trovato immediatamente disponibile in libreria. Nella versione che ho io la copertina è quella che si vede in foto.
E' un libro tradotto da Matilde Genovese per Tea Pratica edizioni. Credo che si tratti della terza edizione. In una delle prime pagine sono fornite informazioni in merito a due edizioni: la prima dell'ottobre 2005 e la terza del maggio 2009. Può darsi che la differenza di copertine sia dovuta anche a questo. Il titolo del libro nella versione originale spagnola è Tu sexo es tuyo... ancora più esplicito di quanto non lo sia l'italiano "Il piacere è tutto mio".

In sei capitoli l'autrice tocca vari aspetti della sessualità femminile. E lo fa non prima di avere chiarito, in premessa, il perché della sua impresa. E nella dedica iniziale è sintetizzato lo spirito con cui i vari argomenti sono stati affrontati: "...dedicato alle donne che soffrono a causa della loro sessualità".
Soffrono a causa della loro sessualità. Una frase che mi ha fatto riflettere. Non ho mai concepito il binomio sesso/sofferenza... e non solo in relazione all'estremizzazione assoluta dovuta alla violenza fisica. Il mio concetto di sessualità non ha mai contemplato la sofferenza ne' fisica ne' psicologica. Ma ammetto che non è sempre così automatico che il sesso, visto soprattutto da lei, faccia rima con godimento, con felicità, con soddisfazione. Anche nella quotidianità di una coppia come tante quando, magari, ci si accontenta o si crede che debba essere così com'è, senza ulteriori pretese, senza chiedere nulla di più di quel che viene. E solo perché si è donne e ci si deve rassegnare a questo stato di cose.

Ed è proprio questo il punto: accontentarsi di cosa? Rassegnarsi a cosa?
Questo libro invita le donne a riflettere attorno ad un interrogativo semplice ma fondamentale: sei soddisfatta e felice della tua sessualità? Ti conosci? Prima di pensare di diventare una cosa sola con un partner, quanto sai di te?

L'autrice invita a seguire un percorso di confronto, di analisi, di riflessione al termine del quale mira ad offrire uno stimolo nuovo per tutte.
Un libro per le donne, tutte, affinché prendano consapevolezza della propria fisicità e smettano di soffrire, in qualunque modo ciò possa avvenire, per causa della loro sessualità.
Il suo è un linguaggio diretto, scorrevole, forte a tratti e capace di far scandalizzare qualche lettrice poco abitata a tutto ciò. Ironico quanto basta per aprire gli occhi - questa è stata l'impressione che ho avuto in alcuni punti - anche quando farebbe più comodo far finta di non sentirsi chiamate in causa. Diretto e chiaro, con riferimenti molto chiari e precisi, ai quali viene dato il proprio nome senza girarci attorno.

Ho trovato, a tratti, un sano femminismo alla base di alcune considerazioni che possono sembrare rivoluzionarie a qualche orecchio più "ovattato". E non scendo nei dettagli perché non sarebbe semplice farlo tantomeno corretto togliere il gusto della lettura di un libro così. Posso dire che nei sei capitoli l'argomento del piacere femminile (relazionato a quello maschile, ma non solo) è sviscerato in profondità spazzando via tabu o limiti psicologici che hanno tenuto in ostaggio le donne per tanto tempo... e che forse ancora ce le tengono. I capitoli:
Non voglio essere una brava ragazza. Non è un invito a delinquere... tranquilli...
Riflessioni da un corpo di donna. Cito un sottotitolo a mo' di esempio: Il nostro piacere non è un extra. Un sottotitolo che, secondo me, racchiude il senso del libro che conduce il lettore/la lettrice proprio in questa direzione. Non considerare - o non considerare più - il piacere femminile come un extra che se c'è bene, se non c'è sarà per la prossima volta.
Quel che non aveva nome. O meglio, un viaggio nell'anatomia femminile
Sesso da sole. Udite udite... perché gli uomini si, e le donne no?
Sesso in compagnia e per compagnia si intende la compagnia che ogni donna vorrà... sia essa quella di un uomo (ma anche più, se lo vorrà), di una donna o di entrambi. Come ben si può capire, in questo libro non si parla di morale e tutto il resto... questo è appannaggio di ogni lettore. Il libro indirizza ed aiuta a meglio capire il piacere dal punto di vista di lei... poi ognuno potrà fare ciò che vuole delle informazioni ottenute, anche ignorarle. Intanto, però, le ha.
365 suggerimenti + 1: un suggerimento al giorno (uno in più per l'anno bisestile) per migliorare la propria vita sessuale.

Niente di pornografico, ci mancherebbe. Ma di esplicito quello si. Mi sono avvicinata a questa lettura spinta dalla curiosità alimentata da qualche opinione letta tempo fa. Un libro che mi è piaciuto? Direi proprio di si e che mi sento di consigliare. A tutte. Anche a coloro che sono convinte di sapere tutto, saper fare tutto e non avere nulla da dimostrare. Non è questo lo spirito con cui ci si avvicina ad un libro così. Il punto non è dover dimostrare qualche cosa o mettersi alla prova per sfidare le altre... E' solo l'umiltà di voler aprire un confronto con se stesse, alla luce di stimoli nuovi.
Un libro sui generis, diverso da ogni lettura che io abbia affrontato fino ad ora e stimolante, divertente (ci sono alcuni esempi ed alcune storie che sono tanto esilaranti quanto vicine alla realtà), capace di far riflettere con quel pizzico di ironia che ci vuole nel parlare di argomenti come questo. Alcune pagine potranno pure sembrare di cattivo gusto per chi ha una certa idea dei rapporti tra uomo e donna ma il messaggio che è passato, almeno che è arrivato a me, è quello di liberarsi di vincoli imposti da una cultura troppo restrittiva su questo fronte, confrontarsi apertamente con il proprio partner ed imparare - tanti sono i suggerimenti dati da questo punto di vista - ad ottimizzare ciò di cui disponiamo per la nostra soddisfazione e per quella del partner. Perché una donna che sa dare il giusto valore alle proprie necessità permette anche al suo partner di trarre vantaggio da un esperienza intima nuova.
E per nuovo non si intende chissà cosa di stravolgente... Solo più consapevole. Questo è quanto.
Quasi dimenticavo... ci sono anche dei disegni riguardanti l'anatomia femminile così come le posizioni dell'amore che dovrebbero dare maggiore piacere a lei (ma anche quelle che piacciono a lui).

E' evidente che non esiste una manualistica di regole valide in assoluto allo stesso modo per tutte le donne, per tutte le coppie. Ognuno è un universo a se. Ogni donna è un universo a se. Così come lo è ogni coppia ed ogni incontro intimo... Non si può pensare che basti applicare alla lettera i suggerimenti per risolvere una situazione magari difficile, problematica.
Credo, però, che conoscere sia sempre il modo migliore per affrontare con maggiore cognizione di causa ogni cosa che si fa. Tanto più in un aspetto tanto delicato della nostra vita.
Ad ognuno la scelta di leggere o meno un libro così. Ad ognuno la scelta di aprire la propria mente verso spunti di riflessione che non sono poi così lontani dalla nostra sfera personale. Forse sopiti. Forse ignorati o semplicemente fino ad ora respinti al mittente.
***
Il piacere è tutto mio
Sylvia de Bèjar
Tea Edizioni
293 pagine + appendice
8,60 euro

lunedì 17 maggio 2010

La regina delle nevi (Carmen Martìn Gaite)


Nel retro copertina riporta ancora il suo prezzo in lire. Ventimila lire. Una copertina di un azzurro piuttosto spento su cui domina, sotto al titolo, l’immagine di una giovane donna: Cuore di neve, opera del 1907 di E. R Hunghes (nella foto, un dettaglio della copertina). Una giovane che giace, silente, con lo sguardo nel vuoto, su un tappeto di neve.

Il libro La Regina delle Nevi di Carmen Martìn Gaite* è stato frutto di una ricerca nata per caso. Cercavo il cartone animato della storia di Andersen – La Regina delle Nevi, appunto – che tanto mi è piaciuto da bambina e che ho avuto un improvviso bisogno di rivedere. Cercando in rete mi sono imbattuta in questo libro e mi sono adoperata per averlo tra le mani, spinta da una impellente curiosità. Curiosità ancor più alimentata dalla breve trama che avevo trovato nei vari siti di librerie on line: la storia di Leonardo che, uscito da prigione, si trova a fare i conti con un gelo interiore che lo attanaglia, lo paralizza, lo isola dal resto del mondo. Proprio come era capitato a Kay, vittima del sortilegio della Regina delle Nevi che lo aveva rapito a Gelda. Quale legame avrebbe mai potuto esserci tra la favola di quando ero bambina ed un libro che avesse per protagonista un ex galeotto? Mi ha incuriosita ed è partita la ricerca. Sono stata fortunata nel trovare questo libro disponibile presso una biblioteca del circuito provinciale alla quale appartiene la biblioteca del mio comune: in dieci giorni me l’hanno procurato ed è iniziata la lettura.

La storia non è delle più semplici. O meglio, è una storia semplice, a ben guardare, resa intricata ed interessante da un’autrice che propone uno stile ricercato e molto gradevole dal punto di vista lessicale. Nelle minuziose descrizioni di luoghi, persone e stati d’animo ci si immedesima nei suoi occhi e si vedono quegli scenari, si sentono quei suoni, si avvertono quelle vibrazioni di cui narra. Una storia che ha come filo conduttore la memoria. Che usa la memoria per proporre una serie di storie tutte legate l’una all’altra, di personaggi appartenenti principalmente ad una sola famiglia, quella di Leonardo Villalba. La memoria come cerniera che salda realtà e fantasia (a volte si fa fatica a capire quando Leonardo racconta ciò che vede e che vive realmente o se i suoi sono miraggi, immaginazione, speranze), presente e passato (a volte il protagonista conduce il lettore in un repentino viaggio da un’epoca all’altra della sua vita e serve un po’ d’attenzione per non fare confusione), tra vita e morte (la nonna defunta parla spesso con Leonardo, lo fa nel suo immaginario, nella sua mente, nella sua anima, ma l’autrice narra dei loro dialoghi come se fossero reali). Leonardo, ad un certo punto della sua vita, sceglie di non fuggire dal suo passato e decide di compiere un percorso che richiede coraggio, prima di tutto, per liberarsi di quella zavorra che per troppo tempo lo ha attanagliato ed inchiodato a terra impedendogli di volare, di vivere.

Lenardo Villalba finisce in carcere per una storia di droga. Esce di prigione e si trova a dover fare i conti con la morte dei suoi genitori (di cui viene a sapere quasi per caso leggendo un giornale) risalente alla settimana prima della sua uscita di prigione. Si trova solo. Più di quanto non avesse immaginato. Sapeva che, una volta uscito dal carcere, avrebbe dovuto fare i conti con un presente dal quale si sentiva isolato, lontano, distante. Ma la morte dei genitori lascia un vuoto più grande di quanto potesse pensare. Si trova solo a fare i conti con la sua vita. Quella passata prima che quella presente. Ed è un compito arduo perché si sente paralizzato da un gelo interiore che gli impedisce di fare qualunque cosa. Il gelo che lo blocca è lo stesso che attanaglia Kay, il protagonista insieme a Gelda, della fiaba di Andersen “La Regina delle Nevi”.
Una fiaba che più e più volte farà capolino nel suo animo.
Una fiaba che la sua defunta nonna le raccontava e che lui credeva così vera da immedesimarsi in quei personaggi. E come al piccolo Kay un cristallo di ghiaccio aveva freddato il cuore, anche per Leonardo una misteriosa ed indecifrabile Regina delle Nevi aveva portato quel freddo interiore che lo portava ad isolarsi dal mondo e a chiudersi in se stesso con dei soli compagni d’avventura: i suoi libri. Nella letteratura trova la sua ancora di salvezza, il suo viatico quotidiano. Nel momento in cui si troverà ad aprire la cassaforte di suo padre, Leonardo incontrerà una realtà che ignorava, celata in una serie di lettere che gli sconvolgono ancor di più l’esistenza. Si rende conto di essere l’unico erede di una famiglia tanto ricca quanto tormentata, famiglia a cui sente di appartenere in virtù di un forte legame ma, allo stesso tempo, dalla quali si sente lontano per una serie di vicissitudini.
Il legame più forte, quello che ha temprato maggiormente Leonardo, è stato quello con sua nonna Ines. Una donna saggia, paziente, misteriosa. Una donna che lo ha portato per mano non solo materialmente, da ragazzino, ma che lo ha condotto per mano nei meandri della sua vita lasciandogli un’eredità fatta non solo di beni materiali (alla morte dei genitori si troverà ad ereditare Quinta Blanca, la lussuosa casa di famiglia) ma anche di una serie di valori, di pensieri, di emozioni che lo hanno segnato come un marchio a fuoco. La scomparsa della nonna, più che quella dei suoi genitori, ha lasciato in lui un tale smarrimento da indurlo a liberarsi di quella casa, vendendola alla prima occasione utile. Una casa che rappresentava un vincolo troppo forte per un giovane uomo che è spinto dalla sua improvvisa freddezza interiore a tagliare i ponti con il suo passato.
Ma Leonardo ha davanti a se un presente carico di sorpresa. Nel momento in cui riuscirà a decifrare la figura della Regina delle Nevi, quella che ha preso lui in ostaggio rendendo freddo il suo cuore – un parallelismo con la fiaba di Andersen che lo accompagna per tutta la vita – sente un forte cambiamento che lo indurrà a cercare di capire, interpretare, fare luce sui tanti misteri che riguardano la sua famiglia.
Primo tra tutti il misterioso amore di suo padre per un’altrettanto misteriosa donna di cui non aveva mai immaginato l’esistenza.
E sentirà il bisogno di riacquistare la Quinta Blanca, di ricreare quel legame che aveva tentato – senza successo – di spezzare con una semplice vendita. In un turbinio di emozioni, la conoscenza della nuova proprietaria di Quinta Blanca, Casilda Iriarte (scrittrice, i cui libri hanno nutrito Leonardo dal punto di vista culturale nel periodo precedente al loro incontro) si rivelerà decisivo. Incontrerà la sua Gelda, colei che saprà strapparlo dalle braccia della Regina delle Nevi .

La trama è piuttosto articolata e quanto ho indicato, a grandi linee, nulla toglie al piacere della lettura di una storia che ha un finale inaspettato.
Una storia che ho fatto un po’ di fatica a seguire, a volte, per via di una lettura a volte troppo superficiale dovuta alla mia difficoltà di trovare dei momenti di assoluta concentrazione nei quali prendere il libro il mano. Una storia che si costruisce sotto agli occhi del lettore come un puzzle con l’aggiunta di una tessera dopo l’altra. Capitoli che sembrano scomposti apparentemente ma perfettamente incastrati per dare vita ad una storia che mi ha emozionata e coinvolta.

La Regina delle Nevi è un libro in cui si citano molti altri libri. Parecchi sono i riferimenti letterari che, comunque, sono dominati da quello, continuo, alla fiaba di Andersen di cui il libro prende in prestito il titolo. Una sorta di parallelismo tra il tema della lotta della memoria contro l’oblio che cercano di portare avanti il protagonista di entrambe le storie. Kay per Andersen, Leonardo Villalba pera Carmen Martìn Gaite. Entrambi svuotati del loro essere, entrambi raggelati nel loro intimo anche se secondo modalità diverse.
Un libro che merita di essere letto. Con attenzione. Promosso a pieni voti.

* Carmen Martìn Gaite è la maggiore scrittrice spagnola contemporanea che dal 1954 ad oggi ha proposto molti racconti e romanzi (nonché critica letteraria e traduzioni di grandi scrittori europei) ed ha ottenuto numerosi premi letterari nella sua terra d’origine.
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La Regina delle Nevi – titolo originale La Reina de las Nieves
Carmen Martìn Gaite
Traduzione dallo spagnolo di Michela Finassi Parolo
Astrea Editore, 1996 (stampato presso Giunti Industrie Grafiche)

Per chi avesse ancora pazienza di leggere - e avesse piacere di continuare a farlo - riporto alcune frasi che mi sono particolarmente piaciute e rendono l'idea dello stile dell'autrice.

...sono giorni e giorni che lavoro in solitudine, nel tentativo di ricordare, come chi fa cruciverba nella sua lingua.... e adesso le definizioni verticali sono in latino...
...tenevo per le briglie il carro del passato e del presente, potevo regolare il loro passo a piacere...
...una storia errabonda che disattivava la mia tendenza ai neri pensieri posandosi semplicemente su di loro, leggera e silenziosa, come una farfalla sul dorso irto di aculei di un drago, in nessun altro modo la luce vince le tenebre...

Parlare di libri... perchè?

Dopo un lungo periodo di astinenza dalla lettura ho riscoperto il piacere di avere tra le mani un buon libro.
Non sempre le letture che ho scelto si sono rivelate all'altezza delle mie aspettative ed in questo blog mi piacerebbe fare qualche riflessione in merito a libri, vecchi e nuovi, ai quali ho dedicato tempo ed attenzione.
Non tutti mi sono piaciuti. E non mi sento di consigliarli tutti indistinamente...
Parliamone... magari aprendo anche un confronto che non può che essere costruttivo.
L'Italia è uno degli ultimi Paesi per letture di libri... Chissà che non si possa cambiare questo stato di cose con le generazioni future?
Certo è che l'era di internet minaccia molto da vicino il cartaceo... Ma il piacere di leggere un libro è ineguagliabile.