lunedì 5 luglio 2010

Marina (Carlos Ruiz Zafon)

E io che sulle prime avevo pensato che la cosa più inquietante del libro fosse quella casa... La casa di Marina. Descritta alla perfezione come un luogo misterioso, oscuro, con l'uso di parole che - una pennellata dopo l'altra - me l'hanno dipinta davanti, quella casa... La casa di Marina (quella della copertina del libro, ho immaginato!) e di suo padre Germàn. La casa in cui Oscar verrà attirato da un silente richiamo, impalpabile, invisibile, silenzioso eppure così forte, tale da fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

Tutti noi custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell'anima. Questo è il mio.Parole di Oscar che inizia a racconatare e già dal modo in cui lo fa mi sono sentita "colpita" nel modo giusto da questo autore.
Oscar è il personaggio che prende vita nel romanzo di Carlos Ruiz Zafòn che ho appena terminato di leggere: Marina.
Per me si tratta del primo libro di questo autore che conoscevo solo di nome e di fama. Non mi sono mai chiesta, però, quale fosse il genere di lettura nella quale mi stavo ad addentrare limitandomi a seguire la curiosità che era stata alimentata in me dalla recente lettura di alcune recensioni in merito (contrastanti tra loro, a dire il vero) ma anche da quella misteriosa copertina, così inquietante (mi sembrava). Non sapevo che era il luogo più tranquillo - o quasi - di tutto il romanzo perché il bello (o il peggio, dipende dai punti di vista) sarebbe arrivato più avanti, in altro luogo. O meglio, in altri luoghi.

Marina è un romanzo non facile da definire.
L'autore propone una storia di sentimenti, di amicizia ma anche di amori profondi e tormentati. Ma è anche un thriller che si sviluppa verso direzioni inimmaginabili.

* Ciò che meno mi è piaciuto sono i risvolti un po' troppo inverosimili della storia. Trovo che l'autore abbia premuto un po' troppo l'acceleratore sulla fantasia creando situazioni che sono difficili da immaginare anche in fase embrionale, a dire il vero. Ciò permette al romanzo di calzare a pennello anche la definizione di fantasy allo stato puro. Il tutto senza risparmiare dei colpi di scena che tengono il lettore attaccato ad ogni singola parola con una voracità tale da consumare quasi la storia, una frase dopo l'altra. Credo che ciò sia dovuto agli esordi narrativi dell'autore - che ha scritto dei libri per ragazzi - che si è fatto contaminare da una buona dose di fantasia che stacca di molto questo romanzo dal reale e lo fa in modo netto e sfrontato, senza timori.

* Ciò che invece ho maggiormente apprezzato è la capacità narrativa e descrittiva dell'autore. Parole che si alternano come pennellate armoniose di colori (più o meno brillanti, a seconda della scena descritta) mi hanno permesso di immaginare realmente ciò che stavo leggendo. Una narrazione scorrevole anche nelle more del racconto più intricato e negli ingranaggi più macchinosi della storia. Viene descritta una Barcellona d'altri tempi oltre a stati d'animo dei protagonisti che sembrano pulsare tra le pagine.
Devo riconoscere il merito, all'autore, di avermi tenuta incollata alla lettura anche quando dentro di me risuonava una voce che mi diceva: "...ma dai... no... questo è troppo!!".

La storia.Nella Barcellona di fine anni '70 il giovane Oscar frequenta un collegio che è diventato quasi la sua casa vista la lontananza - affettiva oltre che fisica - della sua famiglia. E' un adolescente che non ha molti amici, ama stare per conto suo e si allontana di tanto in tanto dal collegio per le sue passeggiate solitarie. E' nel corso di una di queste passeggiate - che somigliano più ad una vera e propria fuga dall'ambiente del collegio - che viene attirato da una musica che arriva da un'abitazione molto singolare. Misteriosa. Oscar riesce ad entrare e senza rendersene conto entra in possesso di un orologio che sarà, il giorno successivo, il prestesto per tornarvi.

Inizia la sua avventura.
Marina e suo padre Germàn vivono in quella casa. Quella che ho immaginato fosse la casa che si vede nella copertina del libro. Vivono al buio perché non hanno elettricità. Vivono da soli perchè la mamma di Marina è scomparsa prima ancora che la sua immagine potesse fissarsi nei ricordi della sua piccola. Di notte girano per casa al lume di candela. Fare la loro conoscenza vorrà dire dare un taglio netto alla sua vita precedente. Si troverà a fare i conti con una storia più grande di lui: il sentimento per la bella Marina (un sentimento che lo sconvolge ma non gli impedisce di stringere con lei una profonda amicizia) ma, soprattutto, il prendere conoscenza di una storia ancor più misteriosa di quella degli abitanti di quell'abitazione. Una storia di amore, di morte, di sfida, di follia. Una storia che sembrava lontana ma che, invece, è viva e pulsante. Tanto viva da coinvolgere Oscar e Marina in modo così profondo da segnare per sempre la loro vita.

Marina è un romanzo triste. Ciò che mi è rimasto addosso dopo la lettura di questo libro è una profonda tristezza. Triste la storia di Marina e di suo padre. Triste la storia di Oscar che - seppur non narrata in modo analitico - viene lasciata intendere chiaramente da molteplici descrizioni. Triste la storia nella quale Oscar e Marina verranno coinvolti: triste e folle, inverosimile a dire il vero, carica di tensione e di inquietudine, di personaggi che arrivano dal buio, portati in vita da una folle mente che anela la vita a tutti i costi. Ed è pronta a fare tutto pur di continuare a vivere.
Triste l'epilogo: un finale - lungi da me il pensiero di svelarlo - triste su più fronti, anche laddove la tensione di alcuni passaggi porta ad auspicare un epilogo di questo tipo. A ben vedere, però, anche laddove le circostanze portano a desiderare un epilogo di un certo tipo, c'è tristezza in tutto ciò che accade, negli ingranaggi che fanno girare la macchina della storia.
E' una tristezza latente, di quelle impalpabili eppure vive e - a modo loro - pulsanti. Una tristezza che affiora pian piano, durante la lettura e che personalmente mi è rimasta addosso quando sono arrivata all'ultima frase. Non per questo, però, il libro non mi è piaciuto. Anzi. Le pennellate lessicali utilizzate da Zafòn per descrivere stati d'animo, paure, tensioni riescono a toccare le corde della sensibilità del lettore. Con me è stato così. E quella tristezza di fondo emerge con chiarezza tanto più ci si lascia andare con la lettura e ci si addentra nei meandri di una storia che si richierebbe di leggere con superficialità se non si ama il fantasy, nella parte centrale del racconto.
L'edizione che ho trovato io in biblioteca è del maggio 2009, Mondadori Editore, e il prezzo di copertina è di 19.50 euro. Non ho elementi per fare confronti con altri libri di Carlos Ruiz Zafòn perché non ne ho letti altri, per il momento. Posso dire che, a parte l'assurdità della storia in cui Oscar e Marina vengono risucchiati, si tratta comunque di un romanzo ben scritto e capace di toccare i sentimenti del lettore. Che sia paura o tenerezza, vengono alimentate sensazioni pulsanti in chi legge.

I personaggi principali sono Oscar, Marina e suo padre ma di personaggi ve ne sono altri, che si avvicendano nella storia una pagina dopo l'altra ma l'autore ha l'abilità di descriverli senza creare confusione alcuna anche mentre annoda più e più volte il filo della storia creando dei legami che donano un tocco di suggestione in più al racconto. C'è una storia nella storia e va scoperta mettendo insieme diversi pezzi, diverse tessere che vengono messe pian piano a disposizione del lettore.
Ho intenzione di leggere anche gli altri romanzi di questo autore che mi ha saputa incuriosire. Con qualche eccesso nella trama, ma comunque mi ha "presa" nel modo giusto.

E pensare che Zafòn aveva iniziato la sua carriera scrivendo due libri per ragazzi!!!
***
MarinaCarlos Ruiz Zafon
Mondadori Editore
19.50 euro

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