domenica 19 giugno 2016

Il tempo che vorrei (F. Volo)

Ho letto Il giorno in più di Fabio volo sei anni fa. Per sei anni non ho proprio sentito l'esigenza di leggere altro di suo fino a quando, la settimana scorsa, ho voluto riprovarci ed ho preso in prestito Il tempo che vorrei.
Il titolo fa ben capire la possibile trama: ho subito immaginato che il o la protagonista avesse la necessità di recuperare tempo perso con qualcuno o per qualcosa. 
Ed è stato così.

Lorenzo, il protagonista, vorrebbe il tempo di recuperare il rapporto con suo padre e quello di riportare con sè la donna che ama e che, ora, sta per sposarsi con un altro.
La storia di Lorenzo può essere una storia molto comune: nato in una famiglia modesta, dalle modeste capacità economiche, Lorenzo ha avuto un padre sempre troppo distante. Sempre troppo stanco per il troppo lavoro. Sempre alle prese con i debiti. Nessuna comunicazione tra i due, nessun gesto gentile. Tutto ciò si è tradotto in un carattere incapace di donare amore, incapace di amare ed anche di farsi amare. Un carattere chiuso, schivo, in un uomo di poche parole che perde la donna che ama per la sua incapacità di relazionarsi con lei come vorrebbe.

Ora Lorenzo è ad un bivio: con suo padre e con lei, la donna che ha amato e che non chiama mai per nome fino all'ultima pagina del libro.

E' un libro che scorre e, pur essendo piuttosto scontato in più passaggi, mi ha riservato un finale che non mi aspettavo. Scritto senza usare un linguaggio troppo ricercato, in perfetto stile Fabio Volo, mi ha colpito particolarmente nella descrizione del suo rapporto con suo padre. Credo che molti potrebbero ritrovarsi in quella stessa situazione. Anche i miei figli, forse... con un padre che è un gran lavoratore, che fa fatica a dimostrare a parole il suo amore per loro ma che lo dimostra ogni giorno in tutto ciò che fa per la sua famiglia, avaro di parole ma non di sentimenti. 
Il punto di vista di un figlio, di Lorenzo, mi ha fatto pensare che potrebbe anche essere il mio di punto di vista, a dire il vero. Anche mio padre si è sempre spezzato la schiena, ha sempre lavorato molto e spesso mia madre era sola a risolvere le situazioni quotidiane. Anche io a volte faccio fatica a dirgli che l'amo... Ho trovato dei punti di contatto, ecco, questo volevo dire. La situazione di Lorenzo e di suo padre, poi, evolve in una certa direzione ed è la loro storia, questo è evidente, ma ci ho letto qualche cosa di familiare in quelle parole.
Quand'ero piccolo volevo giocare con lui, però il suo lavoro lo portava sempre via. Lo ricordo soprattutto in due situazioni: mentre si preparava per andare a lavorare o mentre riposava stravolto dal lavoro. In ogni caso dovevo aspettare, io arrivavo sempre dopo. Mio padre mi è sempre sfuggito, e ancora oggi è così. Prima me lo portava via il lavoro, ora pian piano me lo sta portando via il tempo, un avversario con cui non posso misurarmi, con cui non posso competere.
E poi lei, quel noi che non esiste più per lei e Lorenzo fino a che lui non decide di fare un ultimo tentativo, di provare a dirle tutto ciò che non è stato capace di dirle sulla porta di casa, nel giorno in cui l'ha lasciato. Lei attendeva parole che non sono mai arrivate, fino a quel momento.

Queste sono le due storie che si intrecciano anche nella narrazione, senza mai disturbarsi o distogliere l'attenzione del lettore.

Ho anche apprezzato i riferimenti alla lettura, al piacere della lettura che Lorenzo scopre grazie ad un amico. Sono riportati anche titoli di libri, citazioni... Che sia stato un modo per "arruffianarsi" un po' con chi ama leggere?
Non voglio insistere, però sappi che leggere mette in moto tutto dentro di te: fantasia, emozioni, sentimenti. E' un'apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste. Ci fa riscoprire l'anima delle cose. Leggere significa trovare le parole giuste, quelle perfette per esprimere ciò a cui non riuscivi a dare una forma. Trovare una descrizione a ciò che tu facevi fatica a riassumere.
 (...)
Non importa se il lettore è giovane o vecchio, se vive in una metropoli o in un villaggio sperduto nelle campagne. Così come è indifferente se l'argomento di cui sta leggendo riguarda un'epoca passata, il tempo presente o un futuro immaginario; il tempo è relativo, e ogni epoca ha la sua modernità. E poi leggere è bello, punto. Io a volte dopo aver letto un libro mi sento sazio, appagato, soddisfatto e provo un piacere fisico.
Mha... forse. Sono comunque passaggi gradevoli. Ci si sente dire ciò che un lettore ama sentire.

Non c'è da aspettarsi un libro indimenticabile o un capolavoro ma, tutto sommato, si lascia leggere. Senza troppe pretese.

Con questo libro partecipo alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Per la seconda tappa propongo questa lettura per il raggiungimento dell'obiettivo n. 6: un libro nella cui cover non siano raffigurate persone.

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