martedì 8 novembre 2016

Pista nera (A. Manzini)

Interessante questo Rocco Schiavone. Un tantino singolare nei comportamenti ma, a ben guardare, quanti ce ne sono in giro - tra le pagine dei libri - di commissari con caratteristiche alquanto particolari? Pardon... Rocco Schiavone non è un commissario. E non provate a chiamarlo così! Lui è un vicequestore. Non ci si può sbagliare.
Pista nera è il primo libro in cui compare Rocco Schiavone ma il suo modo di fare, il suo modo di essere, fanno capire che c'è un passato da scoprire in merito a questo personaggio.
Di lui si sa che è stato sposato con Marina, il grande amore dalla sua vita. Una donna che non c'è più ma non si sa perchè, cosa le sia successo. Ora c'è Nora. Una donna che fa poche domande e non ha molte pretese.

Da quel che ho capito informandomi un po' (quando leggo un libro con un personaggio che può essere il protagonista di una serie cerco sempre di capire se sono partita dall'inizio della storia o, come mi è capitato altre volte, se ho letto la terza puntata  di una storia che avrei dovuto leggere con un altro ordine), il personaggio di Schiavone compare in un racconto proposto nella raccolta Capodanno in giallo (che io, puntualmente, non ho letto) e di lui si parlerà ancora a lungo in romanzi successivi. E sempre curiosando in giro mi sono resa conto - chiedo venia, non guardo molto la tv - che Schiavone è diventato un personaggio del piccolo schermo. Ed anche che andrà in onda proprio domani sera la prima puntata della nuova serie.

Schiavone si trova una bella rottura di scatole - che lui chiama in modo molto meno delicato - per le mani durante il suo servizio ad Aosta. Ad alta quota, un gatto delle nevi si è imbattuto in un cadavere di un uomo riducendolo malauguratamente in poltiglia. Dire che si è imbattuto forse rende poco l'idea. Lo ha proprio investito.
Bisogna venire a capo dell'annosa faccenda. Una bellissima moglie, un paesino di montagna, maestri di sci abbronzatissimi, questioni di soldi e di debiti... Tanti i tasselli che emergono durante le indagini che Schiavone porta avanti con i suoi uomini.
Indagini durante le quali arriva anche un piccolo diversivo che fa emergere un lato particolare del vicequestore...

Nelle more dell'indagine - indagine della quale avrebbe fatto volentieri a meno - si rende conto di trovarsi in un posto che non gli appartiene proprio. Non ha le scarpe adatte, fa fatica negli spostamenti, non ha proprio la mentalità di coloro che frequentano le piste da sci. E nei rapporti con le persone del posto è piuttosto istintivo (soprattutto con le donne) rendendosi conto pian piano di avere a che fare con gente che è più o meno tutta imparentata. Il luogo è piccolo... non c'è molta gente. E, soprattutto, ben presto si rende conto che in un luogo così - più che in altri - le chiacchiere circolano in fretta e basta una parola di troppo per creare dei grossi casini.

Il vicequestore mi è piaciuto per metà. O meglio, ho messo sul piatto della bilancia diversi aspetti della sua personalità ed è balzata ai miei occhi tutta la sua umanità. Non è un supereroe alla Rambo. E' un uomo che ha le sue fragilità, le sue abitudini, il suo passato. E questo non passa in secondo piano. I dialoghi che ha con sua moglie rappresentano una pausa che, di tanto in tanto, l'autore propone per dare al lettore qualche pillola del passato ed anche del presente di quell'uomo. Un uomo. Ecco, questo l'ho apprezzato. Non un super-uomo.
Mi è piaciuto meno l'aspetto losco del suo carattere, i suoi traffici poco rispettosi della legge. Ma anche questo fa parte del suo essere uomo.

Schiavone è un romano (ed ogni tanto si esprime con cadenze romane) trapiantato ad Aosta. Si accenna al problemino che l'ha portato a tale allontanamento ma senza troppi dettagli.
Non ama il freddo, ha nostalgia degli ambienti romani e dei suoi amici, continua a pensare a sua moglie e gli scheletri nel suo armadio ogni tanto vanno a bussare alla sua porta.

Ha una curiosa abitudine: quando incontra una persona che non conosce cerca di trovare una somiglianza con un animale ed è un dettaglio divertente visto che, ogni volta, l'immagine da lui evocata sembra davvero mostrarsi agli occhi del lettore dando un volto animalesco al soggetto.

Ci sa fare, Schiavone, nel suo lavoro. Questo, però, non va di pari passo con un buon carattere. Tutt'altro. E' un tipo burbero, schivo, anche un po' scontroso e dai modi un tantino rudi. Anche se, nell'intimo della sua casa, quando immagina di avere accanto sua moglie, quell'uomo burbero e scontroso sembra scomparire.

Ho seguito la sua indagine come se prendessi appunti, cercando di fissare nella mente alcuni dettagli che ritenevo utili alla soluzione del caso (il fazzoletto rosso, il tabacco, i guanti, le analisi, gli spostamenti...) e devo dire che l'autore non complica la vita al lettore: a volte capita di dover seguire delle deduzioni cervellotiche per comprendere la logica seguita da chi risolve il caso. Schiavone è abile e lo è anche l'autore che, pur non rendendo banale il racconto, non complica l'esistenza al lettore.
Se mi aspettavo quel finale? In parte. Non posso dire di più perchè toglierei il gusto della lettura.

Non sono riuscita ad evitare il parallelismo con Montalbano che, però, con il dialetto in cui si esprime (e con cui si esprimono alcuni suoi collaboratori) mi fa davvero divertire. Fanno lo stesso mestiere... magari si fanno pure concorrenza cercando di accattivare le simpatie dei lettori. Schiavone lo conosco ancora poco, Montalbano un po' di più ma devo dire che mi sono entrambi simpatici per cui non escludo di continuare a seguire le loro avventure.

Il formato del libro - Sellerio Editore -  attribuisce anche stavolta un punto in più al libro. Un formato che mi piace, maneggevole, comodo da tenere in borsa e tra le mani, con una bella carta.

Questo libro è uno dei bonus assegnati nell'ambito della quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori.

1 commento:

  1. ciao Stefania, io devo iniziarlo presto e ho le aspettative alle stelle, speriamo!

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