sabato 31 dicembre 2016

Barattolo del Sorriso, nuovi arrivi#34 e in biblioteca#34

Eccoci arrivati all'ultimo giorno dell'anno.
Ho un sacco di cose da fare, oggi... No, non starò ad impazzire per il cenone di stasera - che sarà molto tranquillo a casa di mio fratello e mia cognata - ma è ora di fare il punto su alcune questioni: il Barattolo del Sorriso, tanto per cominciare... quello nuovo per il 2017 ma anche quello dello scorso anno che mi ha dato delle bellissime soddisfazioni.
E poi nuovi arrivi dalle biblioteche, nuovi acquisti per le prossime letture dei primi giorni del nuovo anno.
Sto concludendo con Kate Morton, Il giardino dei segreti, che conta parecchie pagine e per il quale sono più o meno a metà e, quindi, sarà la mia ultima lettura del 2016 ed anche la prima del 2017. Per il futuro ho un bottino interessante a disposizione ma... andiamo con ordine.

Il Barattolo del Sorriso del 2016, dicevo, è stato motivo di soddisfazione. Eh si: vi ho trovato 129 fogliettini (129 libri letti) per un totale di 30.932 pagine. Non ho la possibilità di fare confronti con il passato visto che non mi ero mai presa la briga di contare libri letti e pagine però così, ad occhio, mi sembra davvero un buon risultato.
Ora sono pronta per il futuro: il Barattolo del Sorriso 2017 è decorato in modo semplice (e mi ha fatto piacere il commento di mia figlia che mi ha detto, mentre lo decoravo: Mamma, può essere che le cose più semplici sono le più belle?).
Semplice e romantico, anche se - a dire il vero - il genere romance non mi attira per niente. Non è per questo che ho scelto il rosa ed i cuoricini. No, è che ogni libro che leggo, in un modo o nell'altro, provoca emozioni (siano esse positive che negative) per cui è un omaggio al potere dei libri di emozionare.

Quest'anno la Libridinosa, che organizza l'iniziativa, ha anche introdotto una novità: 
L'1 gennaio 2017
prendete un barattolo vuoto
e mettetelo da qualche parte
in camera vostra.
Ogni volta che leggerete un libro,
scrivete il titolo su una strisciolina di carta
e mettetela nel barattolo.
Il 31 dicembre 2017
aprite il barattolo
e contate quante striscioline ci sono,
quanti libri avete letto durante l'anno.
Mentre contate,
fate caso al bellissimo sorriso che state facendo!
A questa, che è la regola di base del Barattolo, è stato aggiunto anche l'inserimento, assieme al bigliettino, di un euro. Molto, molto interessante! Non vedo l'ora di iniziare. Ovviamente il gruzzoletto che troveremo a fine anno all'interno del Barattolo sarà destinato all'acquisto di libri!

Ed ora vediamo cosa mi aspetta per il futuro con i nuovi arrivi dalle biblioteche, qualche regalo ed i miei ultimi acquisti del 2017. Non so da dove cominciare.
Dunque dunque... La deontologia del giornalista non è un libro che ho comprato per diletto ma per necessità di studio, per via di un corso di aggiornamento (anche per i giornalisti si parla di formazione continua con crediti formativi da acquisire) ma è pur sempre un libro anche se da studiare e non da leggere.
A parte questo, in un mercatino dell'usato ho comprato, nel periodo di Natale: Il mio nome è pietra e La prima indagine di Montalbano. Del primo mi ha incuriosita il titolo ed anche la copertina, del secondo bhè... un rapporto di affetto con il protagonista.
Tra trilogia di McCall Smith mi sarò utile per una challenge che sto seguendo così come quella del librone giallo, la Parthenope Trilogy: due generi completamente diversi che mi attirano seppur in modo diverso. Vedremo. 
E poi ho preso Le finestre di fronte, sempre pensando ad una challenge di lettura che sto seguendo.
Dal mio ultimo giretto in biblioteca ho preso in prestito Kate Morton - che è in lettura - con Il giardino dei segreti e La lettera d'amore, anche in questo caso utile per una challenge. 
Carrisi è tornato a farmi compagnia con La ragazza nella nebbia, regalo di un'amica, mentre Il vento dell'oceano mi è stato regalato (a mia figlia, a dire il vero) dalla signora del banchetto dei libri usati in cui ho preso, a Natale, gli altri due sopra.

E per finire, i nuovi arrivi dei giovani lettori di casa che, in questo periodo Natalizio, si stanno dando parecchio da fare.
Si arricchisce la collezione della serie Viaggio nel mondo di Fantasia con i volumi sei e sette così come si arricchisce la collezione di Sepúlveda con Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza. Qui ci scappa un'osservazione. Mia figlia, ragazzina molto tranquilla, mi ha detto, appena lo ha ricevuto: "Questo è proprio adatto a me... e poi dovreste leggerlo anche voi, così capite!".
Per l'ometto di casa, fumetti sul suo sport preferito: Le più belle storie di sfide sportive, con Topolino.

E' tutto. Non mi sembra affatto male per chiudere il 2016. Un anno che si chiude all'insegna delle letture ed un altro che inizia con tanti buoni propositi. Ed è proprio con alcune immagini di uno degli ultimi giorni di quest'anno che chiudo questo ultimo post del 2016 augurando a tutti Buon Anno Nuovo e buone letture.

Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo. 
(G. Rodari)

venerdì 30 dicembre 2016

Posso aiutarti San Nicolò? (G. M. Scheidl - J. P. Corderoc'h) - Venerdì del libro

Per questo ultimo Venerdì del libro dell'anno la nostra proposta arriva dalla principessa di casa con una storia natalizia. Natale è passato, è vero, ma storie di questo tipo fanno sempre bene, non solo a Natale.

Si tratta di Posso aiutarti San Nicolò? libro della casa editrice Nord Sud Edizioni, trovato in biblioteca. E' un libro illustrato, edito nel 1988 ma non per questo sorpassato. Chi l'ha detto che i bei libri vadano cercati solo tra le novità in libreria? Noi amiamo le biblioteche e spesso riservano delle belle sorprese, come in questo caso.

Propone la figura di San Nicolò alle prese con la consegna dei doni ai bambini.
Devo dire che dalle mie parti questa figura non è molto nota. Dilaga Babbo Natale e San Nicolò è conosciuto da pochi.
San Nicola, si racconta, venne a sapere che tre povere bambine della sua città sarebbero state vendute come schiave, perché la famiglia non poteva assegnare loro una dote con la quale, divenute grandi, si sarebbero potute sposare. Allora il vescovo andò solo nella notte, fino alla casa delle povere bambine e posò sulla finestra tre sacchetti pieni d’oro. Da qui nasce la tradizione secondo la quale San Nicola (conosciuto anche come San Nicolò), nella notte del 5 dicembre porta doni ai bambini.
Ecco, questo è quello che so io di questo personaggio.

Nel libro che proponiamo oggi San Nicolò si trova un po' in difficoltà e lungo il suo cammino incontra alcuni amici che gli offrono il loro aiuto. Lui non è molto fiducioso, anzi... teme che l'orso e gli altri animali abbiano delle cattive intenzioni nei suoi confronti ma si dovrà ricredere.

E' una bella storia di solidarietà ed amicizia. Una storia che lascia cadere i pregiudizi davanti alle buone azioni e alla volontà di dare una mano.

Molto belle le illustrazioni che accompagnano la storia, libro illustrato di gran formato molto gradevole anche da maneggiare. 
A noi è piaciuto. In biblioteca abbiamo trovato anche un'altra storia della stessa casa editrice e con lo stesso personaggio ma per il momento abbiamo preso in prestito solo questo. E ci è piaciuto.

Anche se il Natale è passato è una storia che suggeriamo. Una storia che "sa di buono" non può certo far male.

giovedì 29 dicembre 2016

Mamma Lucia (M. Puzo)

Mi chiamo Lucia. Lucia Santa Angeluzzi-Corbo.
Ho lasciato l'Italia da giovanissima per abbracciare una nuova vita negli Stati Uniti dove  un compaesano mi ha chiesta in sposa. L'ho sposato per procura. Non l'avevo mai visto. Era prassi comune a quel tempo.
Sono rimasta sola con tre figli suoi. L'ho perso a seguito di un incidente sul lavoro. Vedova e con dei figli a carico, mi sono risposata.
La mia famiglia si è allargata ma sono nuovamente sola: il mio secondo marito mi ha abbandonata... Ha lasciato la sua casa e nessuno sa se mai tornerà.
Continuerò comunque a guardare alla vita a testa alta, non mi arrendo anche se le prove da affrontare ogni giorno sono dure.
Se potessimo dare la parola a Lucia Santa, questo direbbe per presentarsi, per presentare la sua storia.
La storia narrata da Antonio Puzo nel libro Mamma Lucia sarebbe racchiusa nella sua descrizione. Si tratta di un libro datato (venne pubblicato nel 1965) che racconta la storia di immigrati italiani in America. Una storia d'altri tempi che segna un periodo storico molto particolare, quando nel parlare di immigrati si pensava agli italiani che partivano verso il sogno americano. Oggi gli immigrati sono altri, ma il sogno di una vita serena, lontani dalla povertà e dalle guerre di casa propria è sempre lo stesso.

Siamo nella Little Italy degli anni Trenta. Gli immigrati italiani sono molti e creano una numerosa comunità. Ognuno sfugge ad una vita di stenti ed arrivano da piccoli paesini italiani dimenticati da Dio. Mamma Lucia è una di questi. Nemmeno il corredo aveva, all'epoca della sua dipartita. Nulla. E' partita senza niente spostatasi per procura, si ritrova con due bocche da sfamare ed un figlio in grembo quando suo marito la lascia sola, morto prematuramente per un incidente sul lavoro.
Donna giovane e forte, non si è lasciata abbattere ed è andata avanti a testa alta, pronta a sopportare le difficoltà e le avversità della vita, pronta a dare un futuro ai suoi figli.

Ed uno spiraglio è arrivato con il secondo marito, sposato regolarmente in chiesa. Frank Corbo le ha dato altri due figli per abbandonare, però, il tetto familiare lasciando sua moglie nuovamente sola. Non sarà un abbandono definitivo ma il punto di partenza per un declino che porterà la donna ad essere ancora sola. Sola con i suoi cinque figli.


Gli anni passano, i figli crescono così come crescono gli acciacchi ma anche la speranza. Speranza per una vita migliore, per una casa nuova in un diverso quartiere, per un futuro più sereno.
Mamma Lucia si trova ad affrontare tante prove: donna sola in una comunità in cui non ha veri amici, tranne la vecchia Louche madrina del piccolo Vincent (il bimbo che era nel grembo di Lucia quando rimase vedova la prima volta), sola ad affrontare le avversità di una vita tutt'altro che facile, sola a prendere di petto le situazioni che, con cinque figli, non si sono certo risparmiate.

Quella di Lucia è una storia che va letta tutta d'un fiato. L'autore descrive con maestria un momento storico che gli italiani non possono dimenticare: tanti sono stati coloro che hanno inseguito il sogno americano e la famiglia di Lucia è una famiglia tipo dell'epoca con una particolare caratteristica: il perno è una donna. Una donna forte, di carattere, temprata dalle sofferenze, pronta a proteggere la sua famiglia e a tenerla unità nonostante tutti.
I cinque figli hanno caratteri e personalità differenti: vederli crescere (perchè si ha davvero la sensazione di vederli crescere) e ritrovarli uomini e donne dopo averli visti bambini rende la storia ancora più vera.

Ho molto apprezzato lo stile narrativo: chiaro, scorrevole, ricco di descrizioni che non appesantiscono la lettura ma la arricchiscono di spaccati di un'epoca. Il lavoro alle ferrovie, la guerra, le donne vestite di nero... tanti dettagli descritti minuziosamente rendono perfetto il quadro nell'ambito del quale si svolgono le vicende.

Così come ho molto apprezzato la forza dei rapporti familiari che viene trasmessa al lettore. I legami di sangue sono più forti di qualunque altra cosa:
Lui sapeva ancora che cosa significasse un fratello; che non c'era dovere più sacro del sangue, che esso veniva prima della patria, della chiesa, della moglie, della donna e dei soldi.

Il personaggio che ho amato di più? Difficile da dire.
Di ognuno ho apprezzato un aspetto.
Di Mamma Lucia ho apprezzato la forza d'animo, il voler dare un futuro ai suoi figli, la sua voglia di riscatto dopo una vita di stenti in Italia, il suo voler mantenere le proprie radici italiane seppur in terra straniera (...ecco che la piccola Aileen, l'ultima arrivata e così chiamata per insistenza della figlia maggiore, resta Lena per la madre... Aileen è un nome che non le appartiene).
Ho apprezzato la forza ed il coraggio davanti a vicende che l'hanno messa a dura prova. Perderà due mariti ed un figlio: a quarant'anni sarà segnata dal lutto ma questo non le impedirà di continuare a guardare con fiducia al futuro.
Molto particolare la figura di Gino: il figlio ribelle, lui che preferisce giocare per strada piuttosto che aiutare in famiglia, lui che non ama le regole e che non ha paura di fare ciò che sente. Quel Gino che viene considerato da tutti troppo simile a suo padre, secondo marito di Lucia, e destinato ad essere la sventura della famiglia. Gino dimostrerà a sua madre che si sbaglia e lo farà in modo drastico e definitivo.
Octavia, la prima figlia di Lucia, ha un rapporto di amore-odio con la madre. Una situazione molto comune tra madre e figlia. Di lei ho apprezzato il senso di responsabilità sempre dimostrato nei confronti dei suoi fratelli ed anche la solidarietà mostrata alla madre, nonostante i tanti scontri che hanno avuto nel tempo.
Tutto funzionava, erano ambedue in intimità: la ragazza una fedele ma potente subordinata; la madre, capo incontestato, ma che mostrava rispetto e ammirazione per l'aiuto di una figlia intelligente e leale. Non lo dissero mai, ma l'esilio del padre le aveva liberateda gran parte della tensione e della preoccupazione. Erano quasi felici che non ci fosse e il loro potere fosse assoluto.
Complessivamente ogni personaggio ha qualche cosa da trasmettere. E' un bel libro. Un libro che avevo sottovalutato all'inizio, quando l'ho preso tra le mani per rispondere ad uno dei due obiettivi che mi sono stati assegnati dal secondo giro di ruota per la Challenge La ruota delle letture: un libro da cui è stato tratto un film. Mamma Lucia, nel film, è stata interpretata da Sofia Loren.

martedì 27 dicembre 2016

Ascolta il mio cuore (B. Pitzorno)

Siamo nel corso dell'anno scolastico 1949/1950. Prisca, Elisa e Rosalba sono allieve nella classe IV D della scuola Sant'Eufemia ed hanno a che fare con una nuova insegnante. Le aspettative sono molto alte così come molto alta sarà la delusione (ed anche la rabbia) nel momento in cui la nuova insegnante mostra la sua indole:
crudele,  bugiarda, prepotente, ipocrita, una vera carogna!
Questa è la descrizione della nuova insegnante che, non a caso, viene soprannominata Arpia Sferza! E' la maestra Sforza, ma quel soprannome che le è stato affibbiato se l'è guadagnato sul campo.

Nel romanzo Ascolta il mio cuore Bianca Pitzorno mette in ordine ricordi. Ricordi della sua infanzia, di quando era lei ad andare a scuola dando vita ad un libro che unisce, come lei stessa dice nella premessa, realtà e fantasia. Quanto narrato è realmente accaduto ma non tutte le vicende si sono verificate nello stesso anno, nella stessa classe e alle persone citate. Insomma, l'autrice ha messo insieme dei ricordi reali ma lo ha fatto romanzando il tutto. E le va riconosciuto di aver scritto in modo chiaro ed efficace, dipingendo i tratti di un'epoca lontana ma che non è stata dimenticata da chi l'ha vissuta.

In 317 pagine racconta la vita di ragazzine (si parla di una classe femminile) di parecchi anni fa, con situazioni dell'epoca (i grembiuli neri, le classi rigorosamente maschili o femminili e raramente miste, una netta separazione tra poveri e benestanti, le punizioni corporali che erano all'ordine del giorno).

Le protagoniste sono tre bambine, tre amiche, che raccontano ciò che accadeva in classe ma non solo: ciò che contava - e che ancora dovrebbe contare, a rigor di logica - erano i rapporti tra le persone ed è proprio di rapporti tra persone che l'autrice parla. I personaggi che si susseguono sono molti ed hanno caratteristiche proprie, specchio di un'epoca. Ecco, dunque, la nonna benestante che va in giro con il maggiordomo e l'autista, ecco la sartina che non può andare agli incontri con l'insegnante perchè deve prima pensare al lavoro e poi alla famiglia, ecco l'insegnante rigida e severa....  
Ed è proprio quella dell'insegnante la figura attorno alla quale si snoda gran parte del romanzo.

Un'insegnante che mi ha innervosita, lo ammetto. All'autrice va dato il merito di aver trasmesso, in modo semplice e diretto, la figura di un'insegnante d'altri tempi che, pur rispettando un codice di comportamento che riteneva giusto (per la dignità della classe e del suo insegnamento) arriva al lettore così com'è: irritante, irrispettosa, bugiarda... insomma, così come le bambine la descrivono. Ovviamente non appare così a tutte le bambine della classe. Ce ne sono alcune, quelle con la puzza sotto il naso, che apprezzano i modi dell'insegnante. Non è il caso di Prisca, Elisa e Rosalba che, deluse dalla nuova arrivata e dai suoi comportamenti, cercano di vendicarsi.

La nuova insegnante arriva in una classe di un certo livello, la IV D. Ed è proprio questo - il fatto di avere a che fare con figlie di persone di un certo ceto sociale - che la motiva nel suo insegnamento. Ecco, dunque, che quando arrivano due ragazzine di estrazione sociale piuttosto modesta - Adelaide e Iolanda - l'insegnante non ci pensa due volte a mostrare in modo palese il suo disappunto. E a diventare odiosa. Questo, almeno, è quello che ho pensato io.
Fa di tutto per allontanare le due pecore nere della situazione, le incolpa anche quando non hanno fatto niente, le maltratta, le offende a parole ma anche con comportamenti. L'ho odiata e mi spiace pensare che possano essere davvero esistite (e mi auguro che non esistano ancora) insegnanti così. E' vero, siamo in un'altra epoca, ma il rispetto per le persone, a prescindere dal loro portafogli, è qualche cosa su cui non transigo. Soprattutto, mi irrita l'idea che quei modi siano stati tollerati e giustificati, anche!

Ho amato, invece, le due bambine povere ed avrei voluto per loro un'opportunità in più. Famiglie come le loro ce ne sono state tante, a quell'epoca, e la loro rassegnazione mi ha commossa. 
Anche le tre protagoniste mi sono piaciute: hanno carattere, non temono di manifestare i propri sentimenti ed i propri pensieri anche se, va detto, in quel rigido ambiente scolastico non è così semplice farsi ascoltare. 

E' un romanzo che ho letto con piacere e che, pur avendomi innervosita con quella figura così particolare di insegnante, mi ha emozionata. E quando un libro è capace di trasmettere un'emozione credo che possa dire di aver colpito nel segno.

Con questo romanzo partecipo alla gara di lettura The Hunting Word Challenge. 
Nel titolo compare la parola CUORE ed un CUORE è rappresentato in copertina.

lunedì 26 dicembre 2016

L'estate del bene e del male (M. Beverly-Whittemore)

Ho dovuto leggere più di duecento pagine per farmi catturare dal libro L'estate del bene e del male. Un  inizio tutt'altro che entusiasmante avrebbe potuto demoralizzare qualsiasi lettore ma a me non piace abbandonare libri a metà per cui ho resistito anche se sono arrivata a metà libro un po' annoiata. E considerando che complessivamente c'erano 406 pagine da leggere ben si capisce quanto abbia dovuto sopportare prima di arrivare ad avere tra le dita pagine interessanti.

Il romanzo di Miranda Beverly-Whittemore mi è stato assegnato come una delle prime due tappe della Challenge La ruota delle letture.
Non mi sono tirata indietro ed ho accettato la sfida. Complice una giornata di Natale trascorsa interamente in casa, ce l'ho fatta a leggerlo in tempo utile per la gara. Fortunatamente da metà libro in poi la storia si è fatta davvero interessante e le lunghe premesse tracciate nelle tante pagine della prima parte hanno portato a qualche cosa.

La voce narrante è quella di Mabel Dagmar, compagna di stanza della ricca Genevra (Ev) Winslow. Lei non è ricca ma è riuscita ad ottenere una borsa di studio che le permette di stare a contatto con una ragazza di un lignaggio superiore al suo. Ev appartiene ad un'altra categoria sociale e Mabel lo sa perfettamente. Così, quando la invita a passare l'estate nella proprietà di famiglia non le sembra vero.
Lei, ragazza ordinaria, la ragazza qualunque avrebbe passato un'intera estate lontano dalla sua, di famiglia (cosa che non le dispiace affatto) per immergersi in un mondo a cui non appartiene ma che la reclama a gran voce. 
Winloch: questo è il nome della residenza estiva in cui Mabel sarà catapultata ed è l'habitat naturale di un vero e proprio clan. Qui vivono Ev e la sua famiglia: tutti gli Winslow sembrano esseri superiori, perfetti, intoccabili ma non inavvicinabili. Mabel ne ha la prova durante quella particolarissima estate quando, uno dopo l'altro, conosce i vari membri della famiglia fino ad intuire che sotto a quella facciata di porcellana ci sono ombre che non si possono nascondere. Quando, poi, qualche membro della famiglia le lascia intendere che c'è davvero del torbido, quando viene "arruolata" per cercare di svelare importanti segreti di famiglia, allora Mabel sa di avere una missione che si rivelerà, a tempo debito, più grande di lei.

Quali segreti sono celati sotto a quella copertina patinata che ricopre la famiglia di Ev?
Mabel si lascerà andare al lusso e alla promessa di una vita fatta di agi e privilegi? Resterà stregata da questa vita o riuscirà a resistere alla tentazione di diventare una di loro, come loro?

La narrazione è piuttosto ricca di descrizioni e di dettagli. Anche troppi, a mio modo di vedere, soprattutto in una prima parte che mi è sembrata a volte ridondante e poco spedita. Come accennavo, il riscatto del libro arriva dopo la metà quando iniziano a sciogliersi nodi importanti.

Non sono riuscita ad inquadrare bene il personaggio di Mabel. 
Fin dall'inzio appare chiara la sua avversione nei confronti di sua madre. Nelle lettere mai spedite si rivolge a lei con un tono che lascia poco spazio all'interpretazione.
Mabel è una ragazza curiosa. Ma a cosa ambisce? 
In più occasioni appare vogliosa di far parte di quel mondo. Un mondo che, nel momento in cui le diventa più familiare, non l'attira poi così tanto. Il legame con Ev è un legame vero e dettato da puro opportunismo? Non lo sa nemmeno lei, a dire il vero.
E poi non è chiaro il perchè - almeno fino ad un certo punto - quella comunità tutto sommato chiusa in se stessa l'abbia voluta coinvolgere in un modo tanto forte. 

Fino a poche pagine dalla fine non sono riuscita a ben comprendere il suo ruolo all'interno di una famiglia che appare già perfetta di suo e non ha certo bisogno di una intrusione di questo tipo.
Eppure non è così.
Mabel diventerà depositaria di scomode verità che porteranno ad una svolta nella vita di tutti. In primis nella sua. 
I personaggi con cui Mabel entra in contatto sono tanti, diversi per carattere ma molto simili l'uno all'altro: sono tutti Winslow. Non mi sono affezionata a nessun in particolare ma sono riuscita ad irritarmi un bel po' attorno alla figura del padre di Ev, per una serie di motivi che non sto a svelare, altrimenti toglierei il gusto della lettura. Sul finale ho apprezzato la figura di Tilde, madre di Ev.
Una donna che è diventata parte della famiglia dopo aver sposato Birch (padre di Ev) e che per gran parte del romanzo è una figura passiva, apparentemente accondiscendente. Solo da un certo punto in avanti si mostra come donna apprensiva e protettiva fino a tirar fuori un carattere forte per il bene della famiglia. Una figura che sembra di secondo piano, la sua, ma che non lo è affatto nell'ambito delle dinamiche familiari.

Ambigua anche la figura di Ev, più di quanto non lo siano tutti gli altri membri della grande famiglia di cui fa parte (o quasi tutti). Finge? Mente? Fino a che punto? C'è da fidarsi di lei? 

La trama è piuttosto ricca ed anche intricata. Tanti i nomi di luoghi e di persone, tanto che in alcuni punti ho fatto fatica a mettere a fuoco di chi si stesse parlando.
Buona la svolta della seconda parte del libro ed interessante il finale. Nonostante la lunga solfa iniziale, il libro non mi è dispiaciuto ma l'avrei depurato di almeno cento pagine iniziali.

Ps. l'autrice usa spesso (o è colpa della traduzione?) verbi come grugnire, ruggire riferito a persone della famiglie... non mi è piacuto  molto. 

martedì 20 dicembre 2016

Undici anni. Bologna - New York andata e ritorno (S. Pochi)

Ho conosciuto Serena Pochi, autrice del libro Undici anni. Bologna - New York andata e ritorno l'estate scorsa. Mi ha regalato una copia del suo libro con una bellissima dedica ed io... l'ho tenuto in un cassetto per un po'. Non perchè non avessi gradito, tutt'altro, ma perchè - conoscendo l'argomento - ho atteso di essere pronta per una storia che, lo sentivo, non mi avrebbe lasciata indifferente.
E così è stato.

Io ricordo benissimo quell'11 settembre. Ricordo dov'ero. E non ero lì, per fortuna. 
Ricordo la paura che mi ha scossa nel vedere quelle immagini. E non ero lì. Non potrò mai capire appieno quello che è stato. 
E' quello che sostiene Filippo, il protagonista del romanzo, ed ha perfettamente ragione. 
Chi c'era porterà marchiato sulla pelle e sull'anima per sempre. Chi non c'era non potrà mai capire del tutto.

Filippo era lì. Ed aveva dato appuntamento a Giulia proprio in quel luogo destinato a scomparire a causa di un attentato. Non si sono ancora incontrati quando accade l'irreparabile e non riusciranno a ritrovarsi, non riusciranno ad avere più notizie l'uno dell'altra. Entrambi temono per la vita dell'altro ma sono distanti... lui non sa più nulla di lei... lei non sa più niente di lui.
Ciò che li accomuna è non solo quel sentimento che li aveva legati e che prometteva loro un futuro insieme ma li accomuna l'aver vissuto quella tragedia in prima persona. Ed ognuno ne porta i segni addosso.
Filippo ha cercato di gettarsi tutto alle spalle ma non ce l'ha fatta del tutto. Anche quando ha iniziato a costruire una storia importante con la sua nuova compagna Susan porta addosso delle cicatrici (nell'anima... non nel fisico) non del tutto rimarginate anche se non ama darlo a vedere. 
Ha cercato nel tempo di ritrovare Giulia ma non ce l'ha fatta. Alla fine si è rassegnato sentendo, comunque, che era viva e che, sicuramente, si era anche lei rifatta una vita. Lo sentiva. Ma di prove non ne aveva.

Fino a che...
Qualche cosa cambia. Non dico altro sulla trama per non rovinare la letture.

Quel che posso dire è che il libro trasmette in modo vivido al lettore le sensazioni che il protagonista (e non solo lui) ha provato durante e a seguito dei fatti dell'11 settembre. Si avverte chiaramente la sua paura, il suo smarrimento davanti a situazioni che mai si sarebbero dovute verificare, la sua voglia di guardare avanti nonostante tutto. Filippo non nasconde le sue debolezze ma, e qui c'è un ma, non ho ben compreso il suo rapporto con la compagna Susan. L'ama. Così dice. Lei è una donna affascinante, carismatica che, però, non c'era. E questo diventa quasi una colpa agli occhi di Filippo - così, almeno, l'ho interpretato - tale da tenerla lontada da quella parte della vita del suo compagno. Lui non ha mai parlato con Susan di quanto è accaduto. Non ha condiviso alcun pensiero con lei ed anche quando sfilano davanti agli occhi immagini legate a quel tragico evento lei gli sta accanto in silenzio. Onestamente ho pensato che ciò fosse dovuto non tanto alla voglia di Filippo di non parlare di quanto accaduto quando, proprio, dal fatto di considerarla estranea a quella situazione ed incapace di comprendere. Un piccolo muro tra loro. Un muro tra due persone che si amano e che intendono passare l'intera vita insieme. Il loro rapporto sarà così forte da superare questa linea di confine che c'è, ed è forte, anche se non palesemente voluta ed invocata?
Me lo sono chiesta appena Filippo accenna alla sua nuova vita con Susan.

Ho molto apprezzato, oltre alla lettura, le note esplicative inserite dall'autrice: frammenti di vita vera che si sono intersecati con le vite inventate dei personaggi, tanto da rendere tutto molto verosimile.

Non è una lettura che lascia indifferenti tanto più se si pensa che anche oggi, proprio oggi, basta aprire i giornali per leggere la parola ATTENTATO... Un mostro che non è stato ancora sconfitto, nonostante tutto!

Con questo libro partecipo per l'ultima volta alla Challenge Le Lgs sfidano i lettori, che scade domani, per l'obiettivo n. 2: copertina prevalentemente blu.
E poi (me ne sono resa conto mentre scrivevo il titolo di questo post) questo libro mi permette anche di partecipare alla nuovissima The Hunting Word Challenge.
Il titolo presenta la parola ANNI che è una delle parole chiave date per questa prima fase di gioco.
Per una challenge che si chiude, un'altra che si apre (e non solo una... a dire il vero)... per cui, ora più che mai, buone letture!

domenica 18 dicembre 2016

Cavour e il codice segreto dei carbonari (V. Conti)

Chi mi segue ha già capito da tempo che la collana Sì, io sono, Lapis edizioni, mi piace un bel po'.
Come già detto in altre recensioni, mi piace perchè i protagonisti dei libri sono personaggi che diventeranno famosi e lasceranno un segno nella storia ma che, al momento del racconto, sono ancora ragazzini per cui inconsapevoli del ruolo che avranno in futuro.

L'ultimo libro della serie, letto in questi giorni, è Cavour e il codice segreto dei carbonari.
Prima di me è passato tra le mani di mia figlia che sulle prime non era molto entusiasta - forse perchè comunque si parlava di un argomento, la carboneria, che conosce poco - ma che poi lo ha terminato in un battibaleno. Prima di restituirlo in biblioteca l'ho letto anche io.
Camillo ha dieci anni e frequenta la Reale Accademia Militare. Qui vige una ferrea disciplina che, però, a Camillo piace poco. Non è un ragazzino ribelle ma ama le avventure e sarà proprio in un'avventura bella e buona che si caccerà, assieme ai suoi compagni Emanuele ed Adalberto.
In Accademia un insegnante viene aggredito in casa sua e quando i ragazzini si recheranno da lui per cercare di capire cosa possa essere accaduto, si rendono conto che quel professore un po' buffo è qualche cosa di più: non è solo il professore di letteratura e grammatica latina ma a qualche cosa a che fare con la carboneria. Ma cosa sarà mai? E come possono aiutarlo i tre ragazzini?
Si snoda attorno a tutto ciò l'avventura che porterà Camillo a conoscere una realtà, quella della carboneria, che le era sconosciuta.  

Ciò che più ho apprezzato, oltre alla narrazione scorrevole, è stato il carattere di Camillo. Viene presentato come un ragazzino che sa già il fatto suo, un ragazzino che sa quello che vuole e che non teme di adoperarsi per raggiungere l'obiettivo che si è messo in testa. Già il Camillo ragazzino ha caratteristiche che lo porteranno, in futuro, ad affermarsi come il grandissimo uomo politico che è rimasto alla storia.
E poi ho apprezzato i gianduiotti! O meglio, viene narrata la scoperta dei gianduiotti da parte di Michele Prochet, proprietario di un piccolo laboratorio di cioccolata che sarà colui che, nel 1845, incontrerà l'imprenditore Ernesto Alberto Caffarel, nipote dello storico marchio ancora oggi noto. Il gianduiotto, in realtà, nascerà solo dopo l'incontro tra i due mentre in questo racconto ci si è presa la libertà di anticipare la sua nascita: la descrizione del cioccolato, dei tentativi di non farlo sciogliere tra le mani e la golosità dei ragazzini mi hanno fatto venire davvero voglia di mangiarne uno! Quando i tre ragazzini si trovavano nel laboratorio del maestro cioccolataio e raccontavano del profumo di cioccolato che era nell'aria... bhè, sembrava proprio di sentirlo sul serio...
Cioccolata a parte, è una lettura che consiglio per giovani lettori e non solo, per chi voglia prendere familiarità con personaggi storici raccontati sotto un originale punto di vista. Consigliato anche come dono da mettere sotto l'albero di Natale, visto che siamo nel periodo delle compere natalizie.

Intanto, con questa lettura partecipo alla quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 3: libro con un personaggio realmente esistito (più d'uno dei personaggi di cui si parla sono esistiti realmente, a dire il vero).
E poi... squillo di trombe!!!! Questo libro mi permette anche di partecipare alla nuovissima Challenge La ruota delle letture per il mio primo obiettivo: un libro di una Casa Editrice minore. E così mi conquisto il mio primo punticino

sabato 17 dicembre 2016

La ricamatrice di segreti (K. Alcott)

Titanic.
Non serve dire altro per rendere l'idea.

Il libro La ricamatrice di sogni di Kate Alcott prende le mosse dalla tragedia del Titanic.
Una tragedia che qualcuno dei sopravvissuti si è portato stampata addosso più di altri.

E' il 4 aprile del 1912 e Tess, una ragazza stanca di sprecare il suo talento per pochi spiccioli, decide di aprire la porta ad una nuova vita. Se ne va dalla signora presso cui era a servizio e va verso una nuova vita. E' certa di poter avere un'occasione se riesce a farsi prendere a servizio da uno dei ricconi che stanno per salire a bordo e riesce a catturare l'attenzione di una famosa stilista, Lucile Duff Gordon. 
Tess viene assunta come cameriera ma lei non è una cameriera. Lei sa cucire ed è anche brava.
Lucile se ne rende conto ben presto e decide di darle un'occasione.
A Tess si apre un mondo diverso davanti agli occhi: un mondo fatto di sfarzo ed ostentazione, di sete e merletti ed il futuro, una volta che la nave sarà arrivata a destinazione, si prospetta più che roseo sotto l'ala protettrice di Lucile.
A bordo Tess incontra anche un uomo che le fa battere il cuore. Anzi, due. Si tratta di un giovane marinaio e di un ricco uomo di mezza età. Entrambi faranno breccia nel suo cuore.

Ma il Titanic non arriverà mai a destinazione, colando a picco e lasciando dietro di se morte e sofferenza. Ci saranno dei sopravvissuti. Tess e Lucile sono tra questi.

Una volta arrivati a New York i sopravvissuti vengono accolti come eroi da qualcuno ma con estrema freddezza da parte dei parenti di chi, invece, non ce l'ha fatta. Lucile è una persona ricca. E i ricchi si sono salvati su scialuppe semi-vuote: da qui viene sollevato un atroce dubbio sui comportamenti che qualcuno, tra i ricchi, ha tenuto per salvarsi la vita a discapito di altri. 
Tess era su un'altra scialuppa e non ha visto cosa è successo. Qualcuno, però, punta il dito pubblicamente contro Lucile e questo lascia Tess interdetta. Cosa è davvero successo su quella scialuppa? 

Se, poi, le accuse arrivano da uno dei due uomini che le fanno battere il cuore, ecco che Tess si trova davanti ad una scelta importante: difendere in ogni caso la sua datrice di lavoro o combattere per la verità?

Il romanzo è ben costruito e ben scritto. Vengono riportate vicende reali ed anche alcuni dei personaggi citati sono realmente esistiti: si tratta comunque di un romanzo anche se le informazioni usate per scriverlo - come la stessa autrice ammette - sono state tratte dai verbali delle udienze tenute dal Senato statunitense per fare chiarezza sulla sorte del Titanic.

I personaggi femminili che vengono proposti nel romanzo sono molto diversi tra loro ma tutti, o gran parte di essi, incarnano i tratti di una società che sta cambiando.
Di Lucille ho amato i carattere forte. Fin troppo in alcuni frangenti. Ma mi è piaciuta la sua autostima, il suo voler essere sempre e comunque al centro dell'attenzione e il suo modo di trasmettere a Tess la necessità di non sottovalutarsi. L'umiltà non paga. E' questo l'insegnamento che vuole dare alla sua pupilla alla quale chiede, con forza, di camminare sempre a testa alta, consapevole delle proprie capacità.
Di Tess ho amato la forza di volontà ed anche il suo cuore. Si è trovata a fare una scelta importante, prima, ed una altrettanto importante poi. 
Lasciare tutto per andare incontro ad un futuro incerto ma che avrebbe potuto essere diverso per lei: scelta difficile, coraggiosa. E poi cercare di capire da quale parte fosse la verità...
Dal punto di vista personale, si è trovata tra due amori, tra due uomini innamorati e che le hanno fatto battere il cuore. L'uno, più giovane e dalla umili origini, ha rappresentato per lei la speranza, la freschezza, la libertà. L'altro, di mezza età e con due matrimoni alle spalle, ha rappresentato la porta di accesso per il lusso e per una vita agiata. 
Due uomini a loro modo affascinanti, coinvolti in modo differente, ma pur sempre coinvolti (in primis perchè entrambi sopravvissuti) nelle vicende del Titanic.
E poi c'è Pinky, la giornalista. Ho avuto un debole per lei - sarà perchè faccio parte della categoria? - ed ho apprezzato la sua tenacia e la sua voglia di combattere per un futuro migliore. Non dico altro per non svelare troppi dettagli.

Molto interessante il rapporto venutosi a creare tra Tess e Lucile anche se, lo ammetto, ho trovato piuttosto inverosimile che la ragazza trovasse con tanta facilità un lavoro in pochissimi minuti ed un passaggio verso il futuro... Lucile ha occhio e capisce subito che la ragazza ha talento. Tess fa breccia nel suo cuore anche per via di quella figlia che Lucile perse anni prima. Una figlia che sarebbe stata all'altezza della grande Lucile, proprio come Tess. E lei... bhè, è consapevole di essersi imbattuta in una benefattrice a cui deve molto. Ma la gratitudine può essere sufficiente a cancellare tutto il resto?

Mi è piaciuto il finale anche se avrei gradito sapere qualche cosa di più sull'esito delle indagini in relazione alla figura di Lucile.
Ciò che, comunque, emerse dipinse un quadro molto triste, un quadro noto a chi ha seguito la vicenda:
il Titanic aveva viaggiato a velocità eccessiva in acque tutt'altro che tranquille, piene di iceb erg. L'equipaggio non era adeguatamente preparato. Il lusso non è stato sufficiente a nascondere l'assenza di binocoli a bordo, le comunicazioni telegrafiche carenti e la palese insufficienza di scialuppe per tutti i passeggeri ospitati.
Questo libro è l'ultimo bonus che leggo nell'ambito della quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori.
Ps. io ho sempre fatto il tifo per il marinaio, sappiatelo!!!    
Ps. del ps: mi è piaciuta molto anche la copertina.

venerdì 16 dicembre 2016

Il vero Babbo Natale sono io! (I. Ostheeren - C. Unzner) - Venerdì del libro

E se Babbo Natale venisse sulla terra e si accorgesse che la sua figura è più che inflazionata?
Cosa potrebbe succedere? 
Bhè, lo si può scoprire leggendo il libro Il vero Babbo Natale sono io! della casa editrice Nord-Sud.

Si tratta di un bel libro dal sapore natalizio che mia figlia ha molto gradito. L'ometto di casa si è fatto anche una grassa risata quando un poliziotto, non riuscendo a riconosce il vero Babbo Natale, stava per fargli una multa perchè non aveva ruote a norma sulla slitta!
 
Babbo Natale è pronto a consegnare i suoi doni quando si accorge, arrivato sulla terra, che è diventato davvero semplice farsi passare per lui. Nei supermercati, nelle palazzine dei pompieri, nella piazze: Babbo Natale alto, basso, magro, grasso, con gli occhiali da sole e le scarpe da tennis.

Quando, poi, una signora impedisce alla sua bambina di ricevere dalle sue mani una bambola che tanto desiderava perchè "...non si può dare confidenza agli sconosciuti" allora crolla del tutto.

Sente di non essere più utile, di non servire più a nessuno e se ne torna per la via di casa con tutto il suo carico di doni incartati con nastri luccicanti.
Incontra, però, una vecchina che gli fa capire che c'è ancora chi crede in lui.

E' una bella storia, capace di far riflettere sulla figura di Babb Natale (esiste? non esiste? c'è da crederci oppure no?) con delle belle immagini e un testo capace di fare una fotografia della situazione attuale. Si può forse negare che si trovi un Babbo Natale in ogni angolo? Figura inflazionata, super inflazionata, tanto che i bambini sono davvero frastornati davanti a tutti questi uomini barbuti in rosso che li invitano a consegnare nelle loro mani la propria letterina in cui sono indicati tutti i desideri che vorrebbero vedere realizzati.

Non so dire se questo libro sia ancora in commercio. Quella che ho avuto in prestito io da una biblioteca della zona è un'edizione del 1999.
Un bel racconto natalizio che suggerisco per questo Venerdì del libro, così vicino al Natale. Si tratta di un libro scritto da Ingrid Ostheeren e illustrato da Christa Unzner, testo in italiano di Cristina Trom bara.

E voi, ci credete a Babbo Natale?

mercoledì 14 dicembre 2016

Il muro invisibile (H. Bernstein)

In realtà quello che avevamo lì era un ghetto in miniatura, poichè c'era un muro invisibile fra le due parti, e sebbene lo spazio che le separava fosse solo di pochi metri, in quanto la strada era molto stretta, la distanza sociale avrebbe potuto essere chilometri e chilometri. Era una piccola strada tranquilla, che si notava difficilmente in mezzo alle altre ben più ampie, ma ciò che la rendeva eccezionale era il fatto che noi vivevamo da una parte e loro dall'altra. Noi eravamo gli ebrei e loro i cristiani.
E' concentrato qui, in queste righe, il senso del libro Il muro invisibile. La voce narrante è quella di un bambino, Harry, che vive sulla sua pelle la realtà di quell'epoca: la rigida divisione tra ebrei e cristiani. 
Quel piccolo Harry mi ha fatto pensare immediatamente all'autore. La sua storia personale, quella della sua famiglia, ha ispirato il romanzo e credo che ci sia molto di autobiografico. A partire dalla foto di copertina che mi ha fatto pensare ad una vera foto d'altri tempi, al vero Harry.

Siamo nel periodo della prima guerra mondiale. Harry ha quattro anni. Vive con suo padre, sua madre e cinque fratelli nel quartiere operaio del Lancashire. Sono una famiglia povera, con un padre assente ed impegnato solo nel lavoro e nello sperperare ogni danaro nei pub della città. Sua madre, una donna che non ha mai avuto la forza di opporsi agli atteggiamenti despotici del marito, tira avanti la baracca con quel poco di cui dispone.

La famiglia vive in una strada caratterizzata da una netta separazione tra ebrei e cristiani. Quel muro invisibile a cui l'autore fa riferimento nel titolo è ciò che separa le due comunità. Un muro che non si vede ma la cui presenza incombe, costantemente, su tutto e su tutti. Non c'è persona che non sappia della sua esistenza. Tutto sommato e malgrado l'esistenza di questo muro, le famiglie dei due lati della strada cercavano di avere dei buoni rapporti. Ma questo non bastava per fare in modo che quel muro cadesse. Le differenze c'erano e in più d'una occasione sarebbero emerse con estrema violenza.
E' proprio Harry a raccontare tutto ciò con una narrazione chiara e profondamente toccante, con descrizioni molto verosimili e tali da dipingere davanti agli occhi quelle situazioni e quelle persone.

E' un libro scritto molto bene. Un libro scritto con il cuore. E si sente.

Accanto a lui sfilano personaggi che, seppur secondari, non restano in ombra ma hanno tutti un ruolo importante nella narrazione.

Tante le emozioni alimentate da questa lettura: la rabbia per un passato che nessuno può cambiare ma che ha portato tanta sofferenza, paura per una guerra che porta via tutto e tutti, profonda pena per quei giovani che non possono veder coronato il loro amore in quanto l'uno ebreo e l'altra cristiana o viceversa. Mi sono commossa davanti alla sorte spettata a Freddy, mi sono arrabbiata per gli insulti subiti in particolare dagli ebrei... Ho provato orgoglio per il coraggio di un personaggio femminile che mi è molto piaciuto: Lily, sorella maggiore di Harry, ha avuto il coraggio di seguire il suo cuore sfidando tutto e tutti pur avendo dovuto subire delle umiliazioni per mano, in particolare, del padre. Ho provato tanta rabbia per la figura di quel padre così assente ma, allo stesso tempo, così dominante su tutta la famiglia. Un uomo capace di terrorizzare tutti senza alzare un dito. Un padre che nessuno sente come tale e del quale viene anche narrata la storia per far comprendere al lettore da dove arrivassero quei modi di fare.

Lily è senza dubbio il personaggio che mi è piaciuto di più.              
Quanto ad Harry... ho sentito quella voce narrante molto vicina, proprio come se l'autore stesse mettendo sul piatto ricordi ancora vivi nel suo profondo. A lui va dato merito di aver raccontato la vita di quel tempo senza mirare alla compassione del lettore di oggi, senza calcare la mano su situazioni che si sarebbero ben prestate ad essere spettacolarizzate. Il suo è un racconto lucido e molto toccante, racchiuso in un libro che non può certo essere definito leggero. Non è un libro leggero perchè, comunque, ricalca una storia di vita vera che è assimilabile a quella di tanti nostri nonni, ragazzini di allora, che hanno vissuto la guerra sulla loro pelle. La scrittura è fitta fitta tanto che le 314 pagine di cui consta il libro sembrano molte di più in fatto di contenuti.

Come non soffrire davanti all'arrivo di quella piccola postina che portava notizie di morte nelle case con telegrammi che nessuno avrebbe voluto ricevere?
Come non soffrire con Lily che vede spezzate le sue aspirazioni per via di un padre tiranno che ha deciso altro per lei? 
Come non gioire per ciò che un bambino appena nato può significare per un'intera collettività?
Come non soffrire per Sarah e con Sarah, chiamata a scontare la colpa di essersi innamorata di un cristiano!
Questo libro mi è piaciuto per la capacità di arrivare dritto al cuore del lettore pur narrando una storia che è stata - seppur non con gli stessi protagonisti - raccontata in tanti modi e da tanti autori.
E' anche un invito a superare le divisioni, di qualunque tipo esse siano.

Il muro invisibile è un libro che consiglio senza ombra di dubbio. Mi permette, tra l'altro, di partecipare alla Challenge di Chiara del blog La lettrice sulle nuvole e ringrazio chi lo ha suggerito: è un libro molto bello, che non si dimentica. Harry resta nel cuore, con i suoi modi, il suo occhio attento, il suo cuore grande ed anche con tutta la sofferenza che racconta e che gli è rimasta addosso, segnata con tratti indelebili. 
Inoltre,  mi permette di partecipare anche alla quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 1: un libro ambientato nel Regno Unito. 
       

venerdì 9 dicembre 2016

Riccardo Cuor di Leone (R. Romano) - Venerdì del libro

Non è frutto di fantasia ma il racconto della vita di un uomo che ha lasciato il segno e di cui si parla nei libri di storia.
Ed è proprio con quel poco che ho acquisito dai libri di storia - peraltro all'epoca dei miei studi oramai lontani - che mi sono avvicinata al libro di Roberto Romano (collana I Condottieri, Graphe.it edizioni) sulla figura di Riccardo Cuor di Leone
Un cattivo figlio, un cattivo marito e un cattivo re, ma un valoroso e magnifico soldato
Così lo definisce Sir Steven Runciman.
Un uomo fuori dal comune, singolare ed eccessivo in tutte le palesi manifestazioni della sua personalità, alla ricerca, potremmo dire, di una sorta di "rivincita" in grado di compensare gli aspetti manchevoli della sua esistenza.
Questo dice di lui Régine Pernoud.

Ma quanto c'è di suo in queste descrizioni inserite in premessa dall'autore? Quanto emerge della sua vera personalità e quanto, invece, viene mascherato dal suo atteggiamento imposto dal suo ruolo?

E' questo il viaggio che propone l'autore. Un viaggio nella storia, è vero, ma anche nella personalità complessa di un uomo con le sue ambizioni, i suoi vizi, le sue abilità, le sue sofferenze.

Riccardo viene descritto come un normanno primitivo, brutale, avido di ricchezze, inaffidabile, volubile e sanguinario. Superbia, cupidigia e lussuria gli sono attribuite senza mezzi termini ma appare anche un uomo spiritoso visto che a chi lo apostrofa sottolineando tali sui vizi lui risponde (secondo fonti storiche) "...faccio dono della mia superbia ai Templari e agli Ospitalieri, della cupidigia ai Cistrecersi, della lussuria a tutto il Clero!".
Secondo l'autore - a cui va dato merito di una profonda conoscenza storica - "...se tre sono i tipi umani che sovrastano dalla cintola in su tutti gli altri mortali - l'eroe, il genio e il santo - non v'è dubbio  che egli resta per noi l'eroe". 

Va detto che non amo la storia, non vado mai alla ricerca di romanzi storici tantomeno di testimonianze di questo tipo, che propongono un viaggio approfondito e circostanziato nella vita di un personaggio storico realmente esistito, un viaggio ricco di riferimenti a vicende storiche, a personaggi realmente esistiti e così via discorrendo. Questa volta, però, grazie al libro che mi è stato gentilmente inviato dalla casa editrice, mi sono avvicinata alla lettura con curiosità.
Sì, perchè quel Cuor di Leone lì mi ha sempre incuriosita (come pochi altri dei personaggi di cui si parla nei libri di storia). Ricordo il suo coraggio, le sue imprese... ma con questa lettura ne ho conosciuto il lato umano, i vizi, le caratteristiche personali.

Ho molto apprezzato la precisione nella ricostruzione delle vicende che lo hanno riguardato da vicino: dai rapporti familiari (il giovane Riccardo si sentì schiacciato dalle personalità dei suoi genitori, personalità forti, più forti della sua in quella particolare fase di vita che è stata la sua giovinezza) alla sua ascesa al potere che lo portò a diventare Re d'Inghilterra nel 1189. Le crociate, le conquiste ma anche le sconfitte ed il declino che lo vide ridotto in carcere si alternano a vicende personali che lo vedono, in particolare, alle prese con scappatelle fuori natura. Scappatelle che puntualmente confessava pubblicamente ai vescovi del suo seguito, pentendosi.
Le vicende della cattura e della prigionia di Riccardo sembrano tratte da un romanzo: l'autore non ha dubbi in merito e quanto viene poi raccontato in proposito conferma tale asserzione. Ma non è un romanzo... di vita vera si tratta, pur avendo tutte le caratteristiche per imbastire un romanzo a tutti gli effetti!

L'Inghilterra dovette organizzarsi per pagare un sostanzioso riscatto per riavere Riccardo libero e questo impose sacrifici a tutta la popolazione. Il riscatto venne pagato e Riccardo venne restituito alla sua gente a sua madre che, oramai più che settantenne, tanto aveva fatto per lui.

Una figura, quella di Eleonora (madre di Riccardo) che spicca senza mezzi termini anche da anziana.

La prigionia non aveva affatto infiacchito Cuor di Leone che tornò ad essere Re d'Inghilterra nel 1194 con una nuova incoronazione. Ed ancora vittorie... ma anche ancora fornicazione. Il Re era nuovamente ricaduto nel peccato dell'omosessualità anche se su questo punto, dice l'autore, le opinioni sono controverse e alcuni storici cerchino di negarlo.

Riccardo morì a soli 41 anni nel 1199 e, secondo l'autore, nella sua vita mostrò più spesso la maschera di quanto non mostrò il suo vero essere. L'influenza del Cristianesimo, in particolare, i suoi doveri di sovrano, gli imposero comportamenti mitigati rispetto alla sua indole sanguinaria e viziosa. Una ostentata religiosità, il pentimento davanti ai vescovi, la generosità di cui dava forzatamente sfoggio servivano per crearsi un'alibi, un contraltare che mascherasse la cupidigia di ricchezze, per stupire i beneficati.
Nonostante ciò, arriva a noi il suo essere eroe prima di tutto.

E' stata una lettura appassionante, devo ammetterlo. Ho molto apprezzato i linguaggio chiaro usato dall'autore, voluto per arrivare a tutti. Anche a chi, come me, non avesse particolare inclinazione ad approfondire argomenti di questo tipo. Ho apprezzato la franchezza con cui l'autore racconta la storia ed anche i precisi riferimenti storici con tanto di una ricca documentazione finale che arricchisce ancora di più il racconto.

Per questo Venerdì del libro propongo una lettura insuale, dunque, per conoscere meglio quel personaggio che, nell'immaginario collettivo, dentro e fuori dalla Gran Bretagna, è assurto a simbolo dello chevalier sans peuro e sans repcohe. Uno dei più grandi condottieri inglesi, un soldato di altissimo valore e di ineguagliabile ardimento; sempre fra i primi, con l'esempio trascinava i suoi uomini a nuovi atti di eroismo.
Un uomo che è, comunque, un uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti e che, come molti, è costretto a non mostrare il suo vero volto.

Con questa lettura partecipo alla quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 3: libro con un personaggio realmente esistito.

mercoledì 7 dicembre 2016

Acqua passata (J. Bauer)

Io: "Ho appena finito di leggere un libro molto bello e mi piacerebbe che lo leggessi anche tu".
Lei: "Quale, questo? Non si direbbe dalla copertina!".
Io: "Perchè non ti piace? Non ti sembra che possa essere un bel libro?".
Lei: "No, decisamente no".

L'impressione avuta da mia figlia, guardando la copertina del libro Acqua passata di J. Bauer non è del tutto infondata.
I colori spenti che richiamano un'immagine di altri tempi non attirano certo l'attenzione di un potenziale lettore. Anche a me, sulle prime, la copertina ha fatto questo effetto. 
Ma non mi sono affatto lasciata influenzare ed ho fatto bene, più che bene visto che si tratta di un libro molto bello che consiglio senza riserve.

Si tratta di un libro della collana Gaia Junior Mondadori, con il bollino rosa: una collana di libri che propone storie, voci e immagini di ragazze nei più bei romanzi al femminile.

La protagonista è Ivy Breedlove: nella sua famiglia, per tradizione, sono tutti avvocati o magistrati e la stessa sorte sembra oramai segnata anche per lei. Suo padre è convinto che debba seguire le orme dei suoi antenati e studiare legge.
Lei, però, è di un altro avviso. Lei ama la storia e vorrebbe farne il suo mestiere: impensabile per un Breedlove che si rispetti!
Spinta dalla sua passione per la storia, Ivy è alle prese con la ricostruzione delle vicende della sua numerosa famiglia. Raccoglie testimonianze utili per poter mettere insieme tutti i tasselli di una lunga tradizione familiare e sarà proprio durante quste ricerche che scopre figure straordinarie di donne che nulla hanno avuto a che vedere, nel tempo, con la pratica forense ma che si sono comunque fatte rispettare ed amare. Una di esse è ancora in vita, anche se lontanta da anni. E' la zia Jo. Una zia un po' strana - così le dicono - allontanatasi dalla famiglia anni prima per condurre una vita solitaria. Non parlano bene di lei gli altri familiari che non hanno condiviso la sua scelta di vita.  Ma Ivy è curiosa e sente che è quella la tessera mancante per poter davvero ricostruire la storia della sua famiglia, di tutta la sua famiglia. 
Si mette sulle tracce della zia dopo aver ottenuto, non senza fatica, l'autorizzazione di suo padre e nel momento in cui avvia la ricerca parte per una particolarissima avventura in mezzo alla natura.

Quello di Ivy sarà un viaggio alla ricerca di se stessa prima ancora che di sua zia. E' una storia di coraggio che mi ha anche commossa negli ultimi capitoli.

Ivy è una ragazzina che non si trova a suo agio nei panni che i suoi parenti (è orfana di madre) le hanno cucito addosso. O che tentano di cucirle addosso.

Le figure femminili di spicco mi sono piaciute molto.
Ivy, la ragazzina stretta in una morsa da cui sente di non potersi liberare e Jo, la zia Jo, che da quella morsa si è liberata tanti anni prima. Due donne, due storie, diverse generazioni ma la stessa sofferenza: non poter essere ciò che si è!

E' grazie all'incontro tra queste due donne - fortemente voluto e cercato dalla più giovane - che entrambe vivranno una svolta.  Due donne che si somigliano molto e non solo fisicamente, si trovano, si scoprono e si aiutano a vicenda a dare una svolta alla loro vita.
Non posso dire altro per non rovinare il piacere della letture che merita davvero!

...esistono tanti tipi di persone, al mondo, e sono fatte in modo diverso l'una dall'altra. So che non facevate apposta ma tutti, a parte Tib, volevate impedirmi di essere diversa da voi. Io non so se la mia personalità spaventasse la gente o la facesse arrabbiare, ma era chiaro che il giudizio dei Breedlove dipendeva comunque da quanto una persona era simile a loro, e quindi in grado di far parte del gioco. Io non valevo niente né su un fronte né sull'altro, e i Breedlove mi hanno tagliata fuori. La famiglia ha fatto a me quello che papà ha fatto a te.
Per Ivy questo incontro è ciò che mancava per affermare la sua personalità, il suo modo di essere senza, per questo, essere tagliata fuori.
Avevo imparato che io non ero la copia esatta di nessuno e che non avevo bisogno di esserlo. E, infine, che la comprensione nasceva dall'accettazione.
Non è un libro nuovissimo ma merita di essere cercato e letto non solo da lettori adulti ma anche da giovani lettori (è consigliato dagli undici anni). Non è affatto banale, tutt'altro.
Un piccolo appunto alla copertina: oltre al discorso dei colori, i pantaloncini corti non ce li vedo proprio. Avrei visto meglio un pantalone pesante e più caldo... Ai lettori sta capire perchè!

Questo libro mi permette di partecipare alla quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 5: libro con uno dei quattro elementi nel titolo.

martedì 6 dicembre 2016

La libreria dei nuovi inizi (A. Banerjee)

Un esordio letterario che propone un pizzico di magia abbinata al mondo dei libri. E' quello di Anjali Banerjee con La libreria dei nuovi inizi.
E' un libro che parla di libri e del loro potere salvifico, della loro capacità di dare delle risposte, di arrivare al momento giusto o, semplicemente, di indicare una direzione da seguire.
E' un libro che narra la storia di una ragazza, Jasmine, che non ha un bel rapporto con i libri - non ha certo tempo da dedicare alla lettura, lei, impegnata com'è! - o, meglio, non ha proporio rapporti con loro. Lei ha le sue presentazioni per i clienti, i suoi obiettivi professionali e come può fare posto in tutto questo per un libro. 
Eppure...
Eppure da bambina non era così...
Eppure è l'unica che può aiutare sua zia nella gestione di una libreria molto singolare. Una libreria che sembra uguale a molte altre ma che, a ben guardare, uguale alle altre non è affatto.
E' una libreria speciale e sarà proprio lei a rendersene conto, nonostante una iniziale resistenza. 
Nessuno l'ha preparata a ciò che avrebbe trovato in quella libreria ed ha l'impressione che le persone che si trova accanto si aspettino qualche cosa da lei. Ma cosa?

Pian piano Jasmine si renderà conto di ciò che le sta succedendo accanto anche se, a dire il vero, non è poi così perspicace... 

La scrittura è fluida, chiara e quel pizzico di magia che si respira nell'aria rende la storia piacevole. Però è anche un tantino prevedibile.
Già a metà libro il lettore capisce ciò che accadrà cento pagine più avanti e non in una sola occasione.
La malattia della zia Ruma che chiede a Jasmine di prendersi cura della sua libreria, un misterioso amore... Si capisce in fretta ciò che viene svelato solo parecchio più avanti. 

Come struttura di fondo la storia è gradevole ma non mi è sembrata così originale e, soprattutto, in alcuni punti il ritmo del racconto rallenta. Alcuni difettucci che, comunque, non incidono sul giudizio finale che resta positivo.
Mi sono divertita ad immaginare quella libreria polverosa con le poltrone sfondate così come ho cercato di immaginare alcuni dei personaggi descritti con dovizia di particolari.

Jasmine mi ha fatto tenerezza. E' una donna tradita dall'amore della sua vita. Un amore che non riesce a scollarsi di dosso nonostante tutto ciò che le ha combinato. E' una donna che si è chiusa a riccio e non ha più fiducia negli altri, in particolare nel sesso maschile da cui intende tenersi alla larga.
Riuscirà nel suo intento? O sarà la libreria con gli spiriti degli scrittori che vi aleggiano dentro ad aiutarla nella sua ricerca della felicità?
Anche se vuole autoconvincersi di non aver bisogno di nessuno (ci sono caduta una volta, ora non ci casco più!) Jasmine ha - invece - un profondo bisogno di calore, di attenzioni, di affetto e di tenerezza. In questo cosa può una libreria polverosa?

Il personaggio che mi è piaciuto di più è stato quello della zia: una donna che ha un atteggiamento misterioso ma non troppo (solo Jasmine mi par di capire che sia decisamente fuori strada rispetto a quanto sta accadendo alla zia) e che mi ha trasmesso tanta positività.

Nelle more del racconto viene chiamata in ballo più volte la tradizione indiana - l'India è la terra d'origine di Jasmine - con colori, sapori ed odori che sembrano davvero palpabili.
Pur non potendolo promuovere a pienissimi voti, ho letto senza fatica questo libro che ho gradito in quanto omaggio alla letteratura. Un po' mi sono anche rivista in Jasmine: anche io sono stata a lungo lontana dai libri, impegnata com'ero a fare altro... solo che non ho avuto nessuna zia che mi abbia chiesto di darle una mano con la sua libreria!

Questo libro è uno degli ultimi bonus assegnati nell'ambito della quarta tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori.