lunedì 26 dicembre 2016

L'estate del bene e del male (M. Beverly-Whittemore)

Ho dovuto leggere più di duecento pagine per farmi catturare dal libro L'estate del bene e del male. Un  inizio tutt'altro che entusiasmante avrebbe potuto demoralizzare qualsiasi lettore ma a me non piace abbandonare libri a metà per cui ho resistito anche se sono arrivata a metà libro un po' annoiata. E considerando che complessivamente c'erano 406 pagine da leggere ben si capisce quanto abbia dovuto sopportare prima di arrivare ad avere tra le dita pagine interessanti.

Il romanzo di Miranda Beverly-Whittemore mi è stato assegnato come una delle prime due tappe della Challenge La ruota delle letture.
Non mi sono tirata indietro ed ho accettato la sfida. Complice una giornata di Natale trascorsa interamente in casa, ce l'ho fatta a leggerlo in tempo utile per la gara. Fortunatamente da metà libro in poi la storia si è fatta davvero interessante e le lunghe premesse tracciate nelle tante pagine della prima parte hanno portato a qualche cosa.

La voce narrante è quella di Mabel Dagmar, compagna di stanza della ricca Genevra (Ev) Winslow. Lei non è ricca ma è riuscita ad ottenere una borsa di studio che le permette di stare a contatto con una ragazza di un lignaggio superiore al suo. Ev appartiene ad un'altra categoria sociale e Mabel lo sa perfettamente. Così, quando la invita a passare l'estate nella proprietà di famiglia non le sembra vero.
Lei, ragazza ordinaria, la ragazza qualunque avrebbe passato un'intera estate lontano dalla sua, di famiglia (cosa che non le dispiace affatto) per immergersi in un mondo a cui non appartiene ma che la reclama a gran voce. 
Winloch: questo è il nome della residenza estiva in cui Mabel sarà catapultata ed è l'habitat naturale di un vero e proprio clan. Qui vivono Ev e la sua famiglia: tutti gli Winslow sembrano esseri superiori, perfetti, intoccabili ma non inavvicinabili. Mabel ne ha la prova durante quella particolarissima estate quando, uno dopo l'altro, conosce i vari membri della famiglia fino ad intuire che sotto a quella facciata di porcellana ci sono ombre che non si possono nascondere. Quando, poi, qualche membro della famiglia le lascia intendere che c'è davvero del torbido, quando viene "arruolata" per cercare di svelare importanti segreti di famiglia, allora Mabel sa di avere una missione che si rivelerà, a tempo debito, più grande di lei.

Quali segreti sono celati sotto a quella copertina patinata che ricopre la famiglia di Ev?
Mabel si lascerà andare al lusso e alla promessa di una vita fatta di agi e privilegi? Resterà stregata da questa vita o riuscirà a resistere alla tentazione di diventare una di loro, come loro?

La narrazione è piuttosto ricca di descrizioni e di dettagli. Anche troppi, a mio modo di vedere, soprattutto in una prima parte che mi è sembrata a volte ridondante e poco spedita. Come accennavo, il riscatto del libro arriva dopo la metà quando iniziano a sciogliersi nodi importanti.

Non sono riuscita ad inquadrare bene il personaggio di Mabel. 
Fin dall'inzio appare chiara la sua avversione nei confronti di sua madre. Nelle lettere mai spedite si rivolge a lei con un tono che lascia poco spazio all'interpretazione.
Mabel è una ragazza curiosa. Ma a cosa ambisce? 
In più occasioni appare vogliosa di far parte di quel mondo. Un mondo che, nel momento in cui le diventa più familiare, non l'attira poi così tanto. Il legame con Ev è un legame vero e dettato da puro opportunismo? Non lo sa nemmeno lei, a dire il vero.
E poi non è chiaro il perchè - almeno fino ad un certo punto - quella comunità tutto sommato chiusa in se stessa l'abbia voluta coinvolgere in un modo tanto forte. 

Fino a poche pagine dalla fine non sono riuscita a ben comprendere il suo ruolo all'interno di una famiglia che appare già perfetta di suo e non ha certo bisogno di una intrusione di questo tipo.
Eppure non è così.
Mabel diventerà depositaria di scomode verità che porteranno ad una svolta nella vita di tutti. In primis nella sua. 
I personaggi con cui Mabel entra in contatto sono tanti, diversi per carattere ma molto simili l'uno all'altro: sono tutti Winslow. Non mi sono affezionata a nessun in particolare ma sono riuscita ad irritarmi un bel po' attorno alla figura del padre di Ev, per una serie di motivi che non sto a svelare, altrimenti toglierei il gusto della lettura. Sul finale ho apprezzato la figura di Tilde, madre di Ev.
Una donna che è diventata parte della famiglia dopo aver sposato Birch (padre di Ev) e che per gran parte del romanzo è una figura passiva, apparentemente accondiscendente. Solo da un certo punto in avanti si mostra come donna apprensiva e protettiva fino a tirar fuori un carattere forte per il bene della famiglia. Una figura che sembra di secondo piano, la sua, ma che non lo è affatto nell'ambito delle dinamiche familiari.

Ambigua anche la figura di Ev, più di quanto non lo siano tutti gli altri membri della grande famiglia di cui fa parte (o quasi tutti). Finge? Mente? Fino a che punto? C'è da fidarsi di lei? 

La trama è piuttosto ricca ed anche intricata. Tanti i nomi di luoghi e di persone, tanto che in alcuni punti ho fatto fatica a mettere a fuoco di chi si stesse parlando.
Buona la svolta della seconda parte del libro ed interessante il finale. Nonostante la lunga solfa iniziale, il libro non mi è dispiaciuto ma l'avrei depurato di almeno cento pagine iniziali.

Ps. l'autrice usa spesso (o è colpa della traduzione?) verbi come grugnire, ruggire riferito a persone della famiglie... non mi è piacuto  molto. 

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