martedì 2 gennaio 2018

Il giardino delle farfalle (D. Hutchison)


C’è molta fantasia nel libro Il giardino delle farfalle che mi ha tenuto compagnia nella mia breve ma intensa pausa vacanziera.  
E per fortuna! (Per fortuna che c'è tanta fantasia, intendo).

La protagonista è Maya, una delle ragazze rapite da uno sconosciuto e finita, assieme alle altre, all’interno del suo giardino con delle ali tatuate sulle spalle e questo nome che non le appartiene ma che, da quel momento, la identificherà nelle sua nuova vita.

Quello che lei e le altre chiameranno Il Giardiniere altro non è se non un pazzo squilibrato, stupratore ed assassino, che all’interno di una serra trasformata in un bellissimo giardino (questa è l’idea che se ne ha dalle descrizioni) da trent’anni tiene prigioniere ragazze rapite attorno ai 15/16 anni e segregate fino al ventunesimo anno di età quando per loro la vita finisce: una vita breve, come quella delle farfalle.
La sua è una vera e propria collezione di farfalle destinate alla stessa fine che i collezionisti più tradizionali fanno fare loro: conservate per sempre dentro ad una teca. Allucinante! Tutta la storia è allucinante e davvero inverosimile. Ragazze rapite con estrema facilità da un uomo che, con altrettanta facilità, ha una doppia vita (ovviamente in quella reale e finta ha una moglie ed anche due figli) e che ama le sue creature ovviamente a modo suo. Le tatua a suo piacimento, le stupra, le usa ogni volta che vuole e le conserva quando arrivano al ventunesimo anno di età. Ovviamente vengono uccise. Ma la morte può sopraggiungere anche per altre cause: mai e poi mai una farfalla difettata potrebbe finire in una collezione, per cui…

Il Giardiniere è un assassino, un abile tatuatore visto che fa tutto da solo, dispone di droghe e sostanze chimiche a volontà,  di un giardino tecnologicamente perfetto (con tanto di pannelli, teche, telecamere, annessi e connessi) che, a quanto pare, nessuno si accorge di nulla di tutto ciò che questo giardino cela agli occhi dei più. Qualcuno l’avrà pur costruito quel luogo, o no?
Ed ha anche due figli che condividono il suo segreto. Il maggiore è ancora peggio del padre, ammesso che possa esserci qualche cosa di peggio di uno stupratore, rapitore ed assassino. L’altro, il minore, è un codardo. Così viene definito, così si definisce lui stesso visto che nel momento in cui viene a conoscenza degli orrori che si consumano in quel giardino (per un lungo periodo ne resta all’oscuro) invece di ribellarsi ad un così assurdo stato di cose decide di tacere. Avrà una parte importante nella storia - succederà qualcosa che, a quanto pare, lo toccherà più di quanto tutto ciò di cui è venuto a conoscenza non abbia potuto fare - ma questo non giustifica affatto il suo modo di comportarsi. 

Maya in tutto questo è una delle vittime ma assumerà un ruolo particolare, diverso dalle altre. Il suo carattere, il suo modo di essere, il suo passato che l’ha forgiata più di ogni altra: tutto ciò le sarà utile per ritagliarsi un ruolo diverso da quello delle altre. E’ una vittima anche lei ma si troverà ad aiutare le altre e a diventare una sorta di preferita.

Questa è la storia.

Una storia che viene raccontata da Maya durante un lungo interrogatorio. Fin dalle prime pagine il lettore capisce che il giardino verrà scoperto dalla polizia, che ci saranno delle sopravvissute e che il colpevole non va cercato ma è già stato trovato ed ha già un nome ed un cognome. Ad interrogare la ragazza sono gli agenti dell’FBI Victor Hanoverian e Brandon Eddison che si trovano a dover gestire una vittima che sembra avere molto da dire, molto più di quello che, pian piano, in effetti rivela. Durante l'interrogatorio si mira anche a capire se, a suo carico, possano esserci delle responsabilità e cosa, davvero, nasconde. 

E’ lei a condurre il gioco: è ferita, sotto shock ma questo non le impedisce di mostrare un carattere forte nonché la capacità di stabilire lei regole. Victor la lascia fare mentre Brandon è molto più scettico e meno diplomatico del collega. Hanno due modi diversi di relazionarsi con lei pur avendo un obiettivo comune: la necessità di avere informazioni, il più possibile precise, che possano permettere di identificare le altre ragazze sopravvissute e formulare accuse dettagliate per quell’uomo che dovrà rispondere delle sue azioni.

Mi è piaciuto? A dire il vero preferisco maggiore azione.

Mi piace essere condotta per mano verso la soluzione del caso quando ci sono di mezzo degli assassini ma in questo caso mi sono trovata davanti ad un mero racconto che, seppur sconvolgente, poteva solo promettere efferatezze sempre maggiori ma nessun brivido sul fronte dall’azione. Ciò che maggiormente ho odiato è stato quel senso di accettazione e di rassegnazione che quelle ragazze hanno mostrato. Come si può accettare di diventare un oggetto da collezione, assecondare le voglie di un mostro (e pure di suo figlio) essere accondiscendente e restare a fare il conto alla rovescia che porterà ognuna in una teca? Come ci si può abituare? Mha… mi è sembrata davvero un’assurdità eccessiva anche se devo dire che lo sforzo creativo dell’autrice non è da poco.

Certamente si tratta di un racconto inquietante, terrificante, inammissibile ma la mancanza di quella tensione e di quella ricerca che di solito mi catturano quando leggo libri di questo tipo hanno ridotto di molto il mio gradimento.

Originale l’idea, originale il voler partire da un caso già risolto ma non posso che esprimere una certa riserva in fatto di gradimento.

L’agente di polizia che ha il ruolo più importante – Victor – non mi ha lasciato niente. E’ un personaggio marginale del quale poco si sa e che resta secondario dall’inizio alla fine. Ed è un peccato!
Con questa lettura - che peraltro è la prima dell'anno 2018 - partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto libro suggerito dalle organizzatrici. 
 
Inoltre, partecipo alla challenge Tutti a Hogwarts con le 3 ciambelle per l'obiettivo libro pubblicato nel 2017 nella macro-categoria Expecto Patronum.

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